FIRENZE – «Se l’Italia è ancora in emergenza e lo sarà, come pare si accinga a decidere oggi il consiglio dei ministri, fino a marzo 2022, è ovvio che anche le imprese saranno in emergenza fino ad allora. Perciò chiediamo, con proroga fino al 31 dicembre 2022: tavolini all’aperto, credito d’imposta sugli affitti, cassa integrazione, ristori adeguati alle perdite di fatturato».

E’ quanto dichiara Raffaele Madeo, presidente nazionale di Tni Italia, il sindacato che rappresenta il mondo Horeca. «Chiediamo per l’ennesima volta un incontro urgente con il presidente del Consiglio Mario Draghi, che mai ci ha voluto incontrare, e con i ministri competenti. Serve subito un tavolo di concertazione per il settore. Se i palazzi della politica resteranno chiusi e inaccessibili, torneremo in piazza a oltranza per fare sentire la nostra voce. Siamo stanchi. Le spese per l’energia e le materie prime sono a livelli insostenibili e con tutte queste nuove restrizioni, tra green pass e super green pass, e questa comunicazione allarmistica sui contagi, si riduce la mobilità e la propensione al consumo non solo dei non vaccinati, ma anche di chi si è vaccinato. Lo dimostrano i numeri catastrofici che ci arrivano dai nostri associati in tutta Italia», aggiunge Madeo.

Situazione grave anche per l’alberghiero

«La situazione è grave e insostenibile anche nel settore alberghiero, che chiude in sofferenza per il secondo anno consecutivo. Anche se, infatti, per soggiornare negli hotel è sufficiente il green pass ‘base’ – sottolinea Cristina Tagliamento, segretaria nazionale di Tni Italia – i turisti vengono per girare, per andare nei musei e nei ristoranti, non per stare chiusi in hotel, e dunque la voglia di viaggiare, in questo clima di terrore e incertezza, è venuta meno. Di qui disdette e cancellazioni, che sono ormai all’ordine del giorno».

Il valzer delle disdette in Italia

Tra disdette e mancate prenotazioni la situazione, denuncia Tni è preoccupante in tutta Italia. Flessioni delle prenotazioni a Palermo, disdette per Capodanno in provincia di Arezzo, con diminuzione del 60 per cento delle presenze nei fine settimana, a Livorno il calo è dl 30-35 per cento rispetto al 2019. Perse le cene aziendali e di Natale se nei gruppi ci sono persone non vaccinate: lo segnalano da Bologna, con cali a partire dal 6 dicembre scorso mediamente del 25%

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