A sinistra il candidato e a destra il leader di Dsp
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FIRENZE – “Vogliamo denunciare i ladri di democrazia”. Così Marco Rizzo, ex leader comunista e attuale guida di Democrazia Sovrana Popolare (Dsp), accende i riflettori sulle difficoltà burocratiche imposte alle nuove realtà politiche che intendono partecipare alle elezioni regionali in Toscana.

Questa mattina, davanti al Palazzo del Pegaso a Firenze, Rizzo si è presentato con un megafono e una ventina di sostenitori per sostenere la candidatura di Hubert Ciacci, la cui partecipazione alle consultazioni del 12 e 13 ottobre dipende ancora dalla riuscita della raccolta firme o dall’esito di un ricorso al Tar per ottenere il rinvio del voto.

Secondo Rizzo, la normativa regionale impone a forze politiche emergenti come la sua di raccogliere quasi 9.000 firme suddivise fra 13 circoscrizioni, un traguardo che definisce irraggiungibile entro i tempi richiesti. “9.000 firme in 30 giorni, non c’è nessun partito politico presente nel Consiglio regionale che abbia la forza di farlo, nemmeno il Pd”, ha affermato indicando la sede dell’assemblea toscana.

Il leader di Dsp accusa il Consiglio regionale di aver promulgato questa norma “all’ultimo giorno utile” per ostacolare proprio forze come la sua, temute per la loro capacità di mobilitazione e per la prospettiva di scalzare le attuali leadership.

Rizzo ha inoltre reso noto un dialogo telefonico con il presidente uscente della Regione Toscana, in corsa per il secondo mandato, da cui sarebbe emersa una possibile intenzione di ridurre il numero di firme richieste. “Mi ha detto che ci sarebbe stata una riduzione, perché anche il Pd non riuscirebbe a raccogliere 9.000 firme”, ha raccontato, documentando le sue affermazioni con messaggi scambiati con il governatore. Tuttavia, denuncia l’esponente politico, “non è successo nulla. Dopo vari solleciti, lui ha smesso di rispondere: un atteggiamento maleducato e e poco rispettoso”.

Marco Rizzo ha infine garantito che quanto accade in Toscana non sarà tollerato in futuro in altre regioni d’Italia. “Stiamo arrivando e quando lo faremo, queste ingiustizie non ci saranno più”, ha concluso annunciando la determinazione della sua formazione politica a farsi spazio nel panorama elettorale nonostante gli ostacoli.

L’attesa ora è per la sentenza del Tar, attesa in serata, che potrebbe decidere sull’eventuale annullamento del decreto di indizione delle elezioni e sul rinvio del voto. Nel frattempo, la battaglia di Democrazia Sovrana Popolare si concentra sulla raccolta firme e sulla volontà di rilanciare il diritto di partecipazione politica alle urne.