Foto pagina Facebook Silvio Berlusconi

SIENA – C’è un’ipotesi “confliggente” con quella del pm, che Mariani “abbia sì deposto il falso” non perché ‘tenuto’ a farlo per il patto corruttivo ma “in ragione del legame professionale e amicale che lo legava” a Berlusconi.

Così si legge nella motivazione della sentenza con cui il 21 ottobre scorso l’ex premier e Mariani sono stati assolti perché il fatto non sussiste dall’accusa di corruzione in atti giudiziari al processo Ruby ter a Siena.

Questa “ipotesi alternativa non appare in alcun modo superabile sulla scorta dei dati probatori acquisiti”. Il fatto che Silvio Berlusconi abbia versato, con più bonifici tra il 2011 e il 2016, 171.000 euro a Danilo Mariani, non costituisce di per sé prova dell’esistenza di un “accordo corruttivo” affinché il pianista mentisse sulle serate ad Arcore con le Olgettine. Invero “la periodicità mensile delle corresponsioni”, l’uso sempre di “bonifici bancari, in uno con la natura sempre identica dell’importo via via elargito” “rappresentano, nel complesso, concordi e convergenti segni da cui può inferirsi l’esistenza, tra Silvio Berlusconi e Danilo Mariani, di uno stabile (e già da tempo in essere) rapporto di natura professionale risalente quantomeno al mese di gennaio 2008”.

Per il tribunale della città del Palio “l’unico dato probatorio rappresentato dall’esistenza di plurime elargizioni di denaro” non è “affatto dotato della forza probatoria che pure gli viene conferita e riconosciuta dal pubblico ministero”, ovvero che l’ex premier avrebbe pagato Mariani perché rendesse falsa testimonianza nei procedimenti milanesi Ruby 1, a carico di Berlusconi, e Ruby 2, a carico di Fede, Minetti e Mora.

Dal materiale raccolto nel giudizio dibattimentale, spiegano i giudici senesi, non sono emerse “prove ‘dirette’ di alcun tipo o genere” di quel presunto “pactum sceleris”: “nessuna minima traccia” dalle “migliaia di pagine di trascrizioni di captazioni delle conversazioni telefoniche acquisite”, nessun “cenno o riferimento” dai testi escussi. Invece è “incontrovertibilmente emerso innanzitutto come le elargizioni di natura economica” a Mariani fossero iniziate “ben quattro anni prima delle annualità considerate dalle indagini preliminari (2010-2014), come le stesse avessero avuto cadenza sempre pressoché costante nel tempo e infine come fossero peraltro più voluminose rispetto a quelle oggetto” delle indagini. 

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