PISA – Intorno alle 9, centinaia studenti universitari si sono radunati davanti al palazzo alla Giornata, sede del Rettorato dell’ateneo di Pisa, intonando cori di “free Palestine”, mentre si stava svolgendo una riunione del Senato accademico. Immediatamente è stato chiuso al traffico da parte della Polizia Municipale il Lungarno Pacinotti, da ponte Solferino al Ponte di Mezzo. È stato riaperto solo nel primo pomeriggio.

Da settimane gli “Studenti di Palestina Pisa” stanno manifestando contro la guerra nella Striscia di Gaza da parte delle forze israeliane, in seguito all’attentato terroristico del 7 ottobre scorso. Nelle aree a verde della biblioteca del Centro linguistico sono state montate le tende in segno di protesta; la cosiddetta “acampada”.

Neri giorni scorsi l’Università di Pisa aveva rilasciato una nota. “L’Università di Pisa – si legge – condivide la preoccupazione per la tragica evoluzione della situazione a Rafah e in generale nella Striscia di Gaza, e unisce ancora una volta la propria a tutte le voci che chiedono l’immediato cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi e il libero accesso agli aiuti umanitari, auspicando una soluzione definitiva che, nel rispetto del diritto internazionale, garantisca la pacifica convivenza di tutti i popoli della regione”. “Ricorda – continua la nota – che le istanze presentate in questi giorni dal gruppo “Studentə per la Palestina” sono state ampiamente discusse dal Senato Accademico”. “L’Università di Pisa conferma l’apertura a discussioni, manifestazioni e confronti che diano spazio a tutte le opinioni in un dibattito libero e pacifico, che rifugga da ogni forma di violenza e di disumanizzazione dell’altro. Ribadisce che studenti e studentesse di origine israeliana, ebraica, palestinese e di ogni altra etnia o religione sono parte a pieno titolo della comunità universitaria pisana e si impegna a promuovere iniziative volte a creare un ambiente in cui ciascuno si possa sentire al sicuro e si identifichi un terreno condiviso di rispetto dei diritti e dei valori umani fondamentali, primo fra tutti il diritto alla vita, unico possibile punto di partenza per ogni tentativo di ricomposizione” [LEGGI documento].

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