FIRENZE – Tra scrivere ‘cibersicurezza’ e la forma ibrida ‘cybersicurezza’, “si opti in tutti i testi per cibersicurezza, per garantire omogeneità e coerenza interna al corpus normativo italiano, ma soprattutto per evitare l’incoerenza che si verrebbe a creare fra la normativa italiana e quella dell’Unione Europea”.

Lo afferma in una nota il gruppo Incipit dell’Accademia della Crusca di Firenze prendendo spunto da un decreto legislativo del 3 agosto 2022, n. 123, su norme di adeguamento della normativa italiana a  disposizioni sul tema provenute dalla Ue. Nel testo, rileva Incipit (che si occupa di analizzare neologismi e forestierismi ‘incipienti’ nella lingua italiana), la forma cibersicurezza si alterna con cybersicurezza ma “la normativa europea che il decreto recepisce, come viene del resto esplicitamente indicato, scrive sempre cibersicurezza” mentre “in diversi casi la Pubblica Amministrazione italiana ha purtroppo mostrato una particolare affezione per la forma inglese cyber-, sostituendola alla forma tradizionale italiana ciber-, anche a dispetto delle denominazioni ufficiali europee. La forma cyber-, fra l’altro, trascina con sé la pronuncia inglese, cosa che non accade con ciber-, da tempo presente nella nostra lingua, per esempio nella parola cibernetica”.

Peraltro Incipit già nel novembre 2018 e nel 2021 aveva invitato a usare, nei testi legislativi e amministrativi, ciber- anziché cyber-, ma oggi rinnova la propria segnalazione “augurandosi che, prima che il Dl entri in vigore il prossimo 4 settembre, si possa mettere in atto una rettifica, sostituendo sistematicamente con cibersicurezza l’ibrido cybersicurezza. Se ciò non fosse possibile, ci si augura almeno che, in fase di attuazione, si opti in tutti i testi per cibersicurezza”.

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