«Sulle famiglie che frequentano le scuole fiorentine che hanno aderito alla procedura semplificata non ricadranno gli adempimenti burocratici ed entro il 12 settembre non dovranno presentare nessun documento sulle vaccinazioni dei figli». E’ quanto è emerso dalla riunione che si è tenuta nelle scorse ore tra Anci, Asl e Ufficio scolastico regionale, alla quale ha partecipato anche la vicesindaca Cristina Giachi in qualità di presidente della Commissione Istruzione nazionale Anci. «I registri degli iscritti verranno trasmessi dalle scuole alle Asl – ha spiegato la vicesindaca Giachi – e in seguito al controllo effettuato dalle Asl, alle famiglie che risulteranno irregolari verrà chiesto di sottoscrivere un’autocertificazione. Ma fino a che la richiesta non arriverà dalla Asl o dalla scuola i genitori non dovranno fare niente. Siamo molto soddisfatti dell’accordo che l’Anci ha chiesto alla Regione Toscana e che questa ha accettato – ha dichiarato ancora il vicesindaco di Firenze -. Non c’è nessuna incertezza del garante della privacy tanto è vero che nel parere non compaiono rilievi. Nel nostro caso, tra le Asl e le scuole non c’è nessun passaggio di dati sensibili».

Insieme in sicurezza «Nonostante tutto, però, resta la possibilità che i dirigenti scolastici o i singoli enti locali decidano di non avvalersi dell’accordo semplificatorio – ha proseguito Cristina Giachi -. In questo caso, è loro la responsabilità di chiedere alle famiglie la certificazione e quindi l’adempimento della legge che prevede la procedura non semplificata, ovvero la presentazione di certificazioni e autocertificazione entro l’inizio della scuola. Questo dipenderà dalla singola scuola. L’ufficio scolastico regionale e l’Anci consigliano a tutti i Comuni l’adesione all’accordo di semplificazione delle procedure, a cui ha aderito il comune di Firenze. Per coloro che non risulteranno regolari ci sarà l’avvio del percorso di accertamento con la Asl e l’offerta di un percorso di regolarizzazione attraverso appuntamenti, prescrizioni vaccinali, chiarimenti e ci sarà un periodo di 10 giorni previsto dalla legge per fare tutti gli accertamenti necessari e avviare le procedure di regolarizzazione. La vaccinazione non è un trattamento sanitario, è una prescrizione resa necessaria dal vivere in comunità – ha concluso Giachi -. Chi si vuol trarre fuori dal vivere in comunità, sottraendo i propri figli ai benefici che questo comporta, è libero di farlo, ma non può chiedere alla comunità di sopportare il peso della sua scelta, cioè di non accedere a una profilassi di vaccinazione chiesta per stare tutti insieme in sicurezza».

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