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VOLTERRA – Circa un migliaio le firme già raccolte da un coordinamento informale di associazioni che si sono mobilitate per richiedere il ripristino del servizio pediatrico, soppresso nel territorio del Volterrano e dell’Alta Val di Cecina.

Intanto è trascorso un mese e nessun cenno di risposta ufficiale è arrivato da parte della Regione Toscana, riguardo alla lettera, dello stesso tenore, portata a mano da Volterra a Firenze. Anche l’istanza al Difensore Civico regionale, secondo le più recenti notizie, non avrebbe avuto alcun seguito concreto. La raccolta firme, iniziata a Volterra, per proseguire anche a Pomarance, Montecatini Val di Cecina e Saline di Volterra, abbraccerà successivamente pure le altre località di tutto il territorio, per portare la voce di una popolazione e di comunità locali che non si rassegnano ai tagli decisi dalla Regione, il cui risultato è un servizio pediatrico ridotto a sole quattro ore al giorno, dal lunedì al venerdì.

Mentre da un lato le firme crescono, qua è là in città iniziano a spuntare, alle finestre e ai balconi di abitazioni private, i primi striscioni di protesta, che chiedono la riapertura immediata del servizio. Intanto il gruppo delle Mamme Alta Val di Cecina segnala, tramite social, che l’assessore regionale alla Sanità Simone Bezzini, non avrebbe ancora dato alcun segno, nonostante i ripetuti solleciti, di volerle ricevere, per ascoltare le istanze dell’associazione in merito al servizio pediatrico soppresso.

“Marco Cavallo”, opera realizzata nel 1973 con il contributo ideale dei pazienti psichiatrici del manicomio di Trieste, allora guidato da Basaglia e diventato nel tempo icona delle istanze di umanizzazione delle condizioni dei pazienti nonché del riconoscimento della loro dignità, sta per essere “sfrattato” dai magazzini dove si trova. Il sindaco leghista di Muggia, già noto alle cronache per aver gettato via le coperte di un senzatetto quando era vicesindaco a Trieste, ha preso questa decisione. Il “destriero blu di cartapesta”, come è stato definito, avrebbe quindi le ore contate, a meno che non venga trovata una soluzione concreta. Montato su ruote, alto quattro metri ed allestito nei laboratori artistici del manicomio stesso, dalla sua nascita è servito a creare attenzione, come installazione itinerante, andando a sensibilizzare le persone sul delicato tema della salute mentale, come è successo ad Expo 2015, nel testimoniare che rimaneva sul tavolo il problema degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.

Proprio Volterra, che è stata fra le prime realtà in Italia a permettere il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari attraverso l’istituzione della Rems, creando allo stesso tempo opportunità di sviluppo, confronto e crescita per il proprio territorio, potrebbe farsi avanti per accogliere il destriero azzurro.

L’idea che Volterra possa proporsi per accogliere l’opera è di Marco Carta, medico del 118 a Volterra. Secondo lui la città ha tutte le credenziali e l’autorevolezza per poter accogliere l’opera. Si tratterebbe, tra l’altro, di un anno particolare, in cui Volterra è città della Cultura, e questo potrebbe essere il momento migliore, oltre a rappresentare anche uno stimolo per rilanciare la realizzazione concreta di progetti, come quello della nuova Rems, che sembrano per adesso segnare il passo. Volterra ha chiuso a suo tempo l’Ospedale Psichiatrico, senza costruire purtroppo alcuna alternativa per il proprio territorio e senza pretendere niente in cambio per far sì che il territorio stesso vivesse. Questo è stato un elemento decisivo per il suo declino, in primis dal punto di vista demografico.

I manicomi andavano chiusi, ma il territorio aveva diritto di avere un futuro, che si trattasse di un polo universitario o di altro. Anni dopo si è invece presentata, sempre in ambito psichiatrico, l’opportunità di arrivare davvero, da un lato, a chiudere il cerchio sulla Legge Basaglia, mettendo fine agli OPG, creando però al contempo alternative, come la Rems, che hanno rappresentato per Volterra un’occasione di riscatto, anche in termini socioeconomici, di posti di lavoro e di rafforzamento del complesso ospedaliero.

“Marco” era il nome del mulo che portava il carrello della biancheria al manicomio. I “matti” lo vedevano arrivare e ripartire. Per loro era simbolo di libertà. Quella libertà che non avevano.. Un giorno, come racconta un commovente articolo su “il Manifesto”, arrivò voce che il mulo non serviva più e che sarebbe stato abbattuto. I “matti” iniziarono a rumoreggiare e si diffuse il malcontento. La “sentenza” non fu eseguita e Marco, il mulo, poté finire in tranquillità i suoi giorni. Il lavoro di riflessione e confronto su questa bella storia, ha portato poi alla realizzazione dell’opera.

“Non si macellano i sogni” come ben scrive Marinella Salvi nel suo articolo. Volterra, oggi, avrebbe tutte le ragioni e l’autorevolezza di avanzare il proprio nome, per riproporre con forza questo concetto e per salvare fall’oblio quest’arca ideale di sogni fragili, rappresentata dal cavallo blu..

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