medaglia_d_oroOgni tanto c’è qualcuno che si alza la mattina e proclama che nel mondo del turismo ci vuole un “campione nazionale”, ovvero una catena alberghiera o un tour operator o un portale di prenotazione che abbia dimensioni più grandi per competere con i concorrenti internazionali.

L’ultimo della serie è il Fondo Strategico Italiano, una holding di partecipazioni creata per legge  (e già cominciamo male) di cui sono azionisti la Cassa Depositi e Prestiti (80%) e Banca d’Italia (20%), e così finiamo peggio. Che ha pensato bene di seguire la strada già percorsa, a chiacchere, da tanti altri: fare una fusione fra soggetti già esistenti, convinti che dalla somma di 3-4 operatori medi possa venire fuori, appunto, un gigante che funziona.

A parte il fatto che la storia ci insegna che tante volte queste fusioni sono un fallimento (non solo in Italia), perché è difficilissimo amalgamare storie e culture aziendali profondamente diverse, mi da particolare fastidio che a lanciare queste idee bislacche siano sempre banche ed istituzioni finanziarie che nulla sanno di turismo e che puntano – con ogni evidenza – ad incassare corpose commissioni per la loro opera di consulenza o che provano, mettendo insieme soggetti che hanno un alto livello di indebitamento finanziario e perdite di bilancio, a recuperare i propri soldi o a rendere meno rischiose le loro esposizioni.

Mentre gli imprenditori turistici veri sanno benissimo che la strada da seguire per diventare un “campione nazionale” è un’altra ed è tremendamente difficile: quella di crescere progressivamente e di inglobare strada facendo, con grande prudenza ma altrettanta “voracità”, altri operatori che possono apportare fasce di mercato o destinazioni che non si hanno ancora al proprio interno.

I “campioni nazionali” – così come i fuoriclasse dello sport – non si creano in laboratorio e tanto meno dentro una banca o una holding creata per legge, ma sul campo di allenamento e di gioco, ovvero nel lavoro quotidiano sul mercato e con i clienti.

E’ un’altra dimostrazione – e non ce ne sarebbe proprio bisogno – di quanto poco si sappia di turismo e poco interessi conoscere un settore che pure pesa in maniera significativa sull’economia nazionale e che si ostina a crescere del 4-5% ogni anno a livello mondiale, senza perdere tempo a guardare il costo del petrolio, lo spread e lo sforamento dei parametri…

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