Irene-bertoniLa comunità di Nomadelfia è in lutto. Si è spenta Irene Bertoni, 93 anni, cofondatrice della comunità insieme a don Zeno. Una figura importante nel panorama cattolico, considerata la prima donna vergine non consacrata che ha rinunciato al matrimonio per allevare orfani. Ne ha allevati ben 58 negli alloggi alle porte di Grosseto, prima di occuparsi dei rapporti con il Vaticano in tema di bambini abbandonati. «Con lei è nata una forma profetica di maternità, che nella logica del Vangelo accoglie e non crea scarti» dice il vescovo di Grosseto Rodolfo Cetoloni.

Irene Bertoni e Nomadelfia La storia di Bertoni inizia a Mirandola, dove nasce il 6 febbraio 1923. Nel 1941, poi, l’arrivo in Maremma in quella che all’epoca era chiamata l’Opera Piccoli Apostoli con un’immagine ben raccontata sul sito di Nomadelfia. «Irene, si presenta al vescovo con due figli. Gli dice: Non sono nati da me, ma è come se li avessi partoriti io». Il Vescovo allora benedice questa giovane, e in lei benedice una maternità virginea, non dalla carne o dal sangue, ma dallo spirito e dalla volontà. La famiglia di Irene verrà benedetta poi nel giorno di Natale del 1941. Sembra un fatto da poco, ma con Irene nasce nella Chiesa e nel mondo una nuova figura: vergini non consacrate, che rinunciano al matrimonio per accogliere figli abbandonati. Sono le “Mamme di vocazione”. Altre donne la seguono. Dopo pochi anni si uniscono a loro anche famiglie di sposi, tutte disponibili ad accogliere figli che si trovino in stato di abbandono».

Il lutto Piantato il seme della comunità, poi, Bertoni è stata a Roma per oltre cinquanta anni, curando i rapporti con la Santa Sede e con lo Stato italiano, incontrando vari papi (Pio XII, Giovanni XXIII, in particolare Giovanni Paolo II e anche papa Francesco) e i presidenti della Repubblica Italiana. «Con Irene è nata una forma nuova e profetica di maternità, quella delle mamme di vocazione, donne che nella loro esistenza si sono prese cura di bambini che non avrebbero avuto alcun altro affetto, crescendoli, facendoli diventare donne e uomini cristiani – continua Cetoloni – Di questo servizio dobbiamo essere grati a Irene e a tutte le mamme di vocazione che Nomadelfia ha generato e offerto al nostro tempo».

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