concordiaSono stati bloccati i lavori per la rimozione della Concordia dal Giglio ma l’Osservatorio di monitoraggio smentisce che sia una sua decisione. «E’ stata Costa, con una lettera, a ritirare la richiesta di autorizzazione al montaggio in attesa di poter fornire una documentazione completa sull’operazione». Ad affermarlo in una nota è il presidente dell’Osservatorio Maria Sargentini. «L’Osservatorio – aggiunge il presidente Sargentini -, ha chiesto a Costa di conoscere gli scenari di rischio relativi alla scelte di trasporto dello scafo della Concordia: traino e Vanguard, fino ad eventuale esplicita rinuncia di Costa sull’uso della piattaforma». E questo perché «a quelle scelte è legato il problema delle acque interne residue, della loro bonifica e del tipo di trattamento in sicurezza per il mare del Giglio e in generale per l’ambiente. Cambiano infatti – conclude la nota – le possibilità di intervento a cassoni montati, problema di cui si è fatta carico la stessa Costa con la sua lettera di sospensione dell’operazione».

Il sindaco del Giglio: «Costa chiarisca immediatamente situazione»«Sulle scelte della rimozione del relitto si è generata una situazione molto grave e assai preoccupante. Costa Crociere chiarisca immediatamente le modalità di rimozione e il porto di destinazione e si riprenda la corsa dei lavori per raggiungere quel traguardo che attendiamo da tre anni. L’Isola del Giglio non può permettersi di aggiungere ulteriori danni a quanto fin qui ha già, suo malgrado, subito». A dichiararlo il sindaco del Comune di Isola del Giglio Sergio Ortelli. «Già un mese fa – prosegue Ortelli –  dissi che era importante fare chiarezza sulle modalità di rimozione e lo feci non a caso. Era la dimostrazione che ancora una volta che il Giglio chiedeva a chi ha l’esclusiva responsabilità della vicenda e cioè la parte privata, un chiarimento doveroso. Perché si faccia quanto prima chiarezza ho chiesto al Prefetto Franco Gabrielli la convocazione di un Comitato Consultivo straordinario».

Il ministro Galletti su twitter: «Al lavoro per rispetto tempi e ambiente» «Soluzione su #Concordia per noi è priorità: a lavoro per rispetto tempi, protezione #ambiente e smaltimento in Italia». Lo scrive su twitter il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, dopo la notizia della sospensione dei lavori di aggancio dei cassoni.

Titan Micoperi: «I lavori riprenderanno a giorni» «L’Osservatorio ci ha chiesto delle informazioni supplementari dal punto di vista ambientale considerando carente la documentazione su una delle due ipotesi di rimozione del relitto, quella che riguarda la nave olandese Vanguard. E’ stato un atto corretto e noi in qualche giorno presenteremo all’Osservatorio quel che ci è stato richiesto per poter riprendere i lavori». Così, Sergio Girotto, rappresentante del Consorzio Titan Micoperi, che sta operando per la rimozione della Costa Concordia. Girotto ritiene che la sospensione del lavoro di montaggio durerà solo pochi giorni. «Una volta ottenuto il via libera dall’Osservatorio al quale tra l’altro abbiamo chiesto di avere un’autorizzazione per il montaggio di tutti i cassoni, e non di uno per volta – prosegue Girotto -, riprogrammeremo la tabella di marcia dell’operazione anche alla luce del buon esito del montaggio del primo dei 19 cassoni, quello più complicato, che ci fa essere ottimisti. L’operazione si e’ infatti svolta in due giorni, a fronte di una previsione di tre, e questo ci fa pensare ad un riduzione dei tempi»

I cassoni di spinta che saranno saldati sulla fiancata sinistra della ConcordiaStop ai lavori Il blocco temporaneo dei lavori avrà comunque delle ripercussioni sui tempi di spostamento della nave, come aveva paventato il commissario per l’emergenza Franco Gabrielli nell’audizione di una settimana fa al Senato. In quella occasione infatti il capo della Protezione civile aveva ricordato che la mancata scelta del porto finale aveva delle ripercussioni dirette sui lavori che si stavano svolgendo al Giglio e dunque sulla rimozione stessa della nave. Nei giorni scorsi al Giglio è arrivato, ed è stato installato, il primo dei diciannove cassoni (Sponson) che dovranno essere montati sul lato di dritta, quello emerso dal mare, per consentire il galleggiamento della nave. L’Osservatorio però non ha concesso l’autorizzazione all’installazione dei successivi cassoni e questo proprio perché manca la decisione sul porto di destinazione finale. Se, infatti, il relitto dovesse essere portato via con la Vanguard – la meganave olandese che ingloberebbe la Concordia per portarla presumibilmente in un porto estero – dovrebbe necessariamente essere svuotata di tutti i liquidi presenti al suo interno, per consentirgli di avere maggiore stabilità.

2014 04 29 Due CassoniI lavori con la Vanguard Un’operazione che, una volta montati i cassoni, potrebbe essere fatta solo attraverso uno sversamento in mare dei liquidi stessi, cosa che provocherebbe un inquinamento ambientale. Oppure bisognerebbe prima trainare la Concordia in un porto intermedio, per svuotarla dei liquidi e successivamente caricarla sulla Vanguard. Di qui la decisione dell’Osservatorio di non autorizzare il montaggio degli altri cassoni fin quando non saranno chiari e definiti i metodi di rimozione della nave dal Giglio e il porto dove sarà smantellata.

L'ex comandante Francesco SchettinoSchettino scarica i suoi ufficiali Intanto parla Schettino. «E’ tutta colpa dei miei ufficiali. La verità è quella del codice di navigazione. Stavamo a mezzo miglio dalla costa e a quella distanza il governo della nave è affidato alla guardia». E’ questa la verità dell’ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino in un’intervista rilasciata al quotidiano genovese Il Secolo XIX. Schettino ha negato che la nave stesse facendo l’inchino: «solo un passaggio ravvicinato a mezzo miglio marino. Invece ci siamo trovati sugli scogli e nessuno a dire: “comandà, siamo alla distanza minima, comandà attenzione”». Schettino racconta la sua verità e cioè che si accorge del pericolo solo quando vede «la schiuma – dice il comandante della Concordia -. Ordino al timoniere di accostare prima a dritta per aggirare lo scoglio poi a sinistra per evitare che la poppa schiaffeggi il basso fondale. Ma il timoniere sbaglia, alla fine va a dritta». In quel momento la nave imbarca acqua e «in quei casi bisogna mantenere la calma e capire cosa è successo – ha detto Schettino – perché il comandante ha bisogno di informazioni precise per decidere». Comunque la Concordia «galleggiava, questa era l’informazione che mi è stata data». E quando Schettino, al capo dell’unità di crisi di Costa Ferrarini, chiede un rimorchiatore, lui risponde «di chiamarmelo da solo col telefonino. Se lo avessi fatto per radio lo avrebbero sentito tutti. Sarebbe stato soccorso. E chi presta soccorso, per il codice di navigazione, può chiedere una ricompensa pari al valore della nave». Schettino prosegue il suo racconto sul naufragio ribadendo di non aver abbandonato la nave: «Mi hanno scagionato tutti, usando termini diversi: caduto, scivolato, saltato su una lancia… la verità è che se un piano inclinato s’inclina oltre un certo grado sei soggetto alla forza di gravità». E poi la telefonata con il comandante della Capitaneria De Falco: «Sono sbarcato sugli scogli davanti alla nave – ricorda Schettino – e avevo già parlato con il comando generale a Roma. Quando mi chiama De Falco avevo segnalato da poco che le motovedette non andavano sottobordo a soccorrere i naufraghi: per paura, perché la Concordia si stava inclinando sempre di più. De Falco è aggressivo perché ha saputo del comportamento delle motovedette, attacca per difendersi. Poi, certo, io avevo la voce di uno che stava vivendo la tragedia della sua vita. Ero avvilito, quello non capiva». Schettino infine ribadisce di «aver fatto la scelta giusta. Però mi chiedo: qual e’ il parametro per definire una tragedia, il valore della nave o delle vite umane?».

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