Undici richieste di rinvio a giudizio al termine dell’inchiesta condotta sul fallimento dell’Ac Siena. Sono i provvedimenti a carico degli 11 indagati dalla Procura di Siena con l’accusa di reati fallimentari, a vario titolo e in concorso, tra cui bancarotta preferenziale e fraudolenta per distrazione di denaro e ricorso abusivo al credito.

Tutti gli indagati Le richieste di rinvio a giudizio hanno raggiunto nei giorni scorsi l’ex presidente della società di calcio senese Massimo Mezzaroma, la sorella e ex vicepresidente Valentina Mezzaroma; Mario Lattari, referente della Black&White Communication; Pier Paolo Sganga, già membro del Cda e amministratore delegato dell’Ac Siena; i consulenti Christian Pallanch, architetto e responsabile delle infrastrutture e il consulente legale Alessandra Amato; i membri del Cda Giuseppe Bernardini e Alberto Parri; i componenti del collegio sindacale Emma Capalbo, Riccardo Losi, Antonino Leggeri. All’ex presidente Mezzaroma sono stati contestati anche reati fiscali per dichiarazione fraudolenta, emissione di fatture per operazioni inesistenti, omessi versamenti di imposte e accesso abusivo al credito. L’udienza preliminare è stata fissata per il 24 aprile.

Gli escamotages contabili per il paracadute finanziario Secondo l’accusa gli indagati avrebbero fatto ricorso, dalla stagione 2011-2012, ad artifici contabili per iscrivere la società di calcio senese ai campionati di serie A e B. I documenti contabili sarebbero stati fatti apparire solidi agli stakeholders riuscendo così a rientrare nei parametri gestionali imposti dalla Lega Calcio per l’iscrizione ai campionati professionistici, fino al campionato 2013-2014. Tra i vari ‘escamotages’ contabili anche l’indebita iscrizione nel bilancio al 30 giugno 2013 degli introiti relativi al ‘paracadute finanziario’, vale a dire l’indennizzo previsto dalla Lega Calcio di serie A per le società retrocesse dal campionato di serie A a quello di serie B.

Cessione ‘truccata’ del marchio per 22 mln da Mps A catturare l’attenzione degli inquirenti e del Pm Antonino Nastasi, nel 2014 con l’operazione ‘Fischio Finale’ condotta dalla Gdf, la cessione agli inizi del 2012 del marchio “Ac Siena” per 25 milioni di euro alla B&W Communication di Mario Lattari. Cessione che permise alla società romana di beneficiare di un prestito da 22 mln di euro da Banca Mps. Secondo i periti il marchio avrebbe dovuto essere valutato 4-5 milioni di euro e non 25 come accaduto, con 22 milioni di euro girati poi dalla B&W Communication all’Ac Siena. Un finanziamento mascherato, è dunque l’accusa, che non sarebbe potuto essere concesso dalla banca senese soprattutto dopo i 20 milioni di perdita registrati nel 2010-2011 dall’Ac Siena.

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