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Paolo Lorenzoni nel 2011 per i 100 anni di Bancasciano

Si affilano le armi in vista dell’assemblea dei soci di Bancaasciano, banca di credito cooperativo, convocata in seconda convocazione per domenica 8 febbraio prossimo (ore 10.00, Centro ricreativo le Piramidi). L’assemblea si è resa necessaria a seguito della mancata approvazione nel novembre scorso della proposta di fusione con la BCC di Montepulciano. A pochi giorni dall’assemblea che rinnoverà tutti i vertici, dopo le dimissioni del gruppo dirigente,  interviene il presidente uscente Paolo Lorenzoni per chiarire alcuni aspetti di quella vicenda.

«Non ci ricandidiamo» «Persistendo una situazione di distorta informazione sulle vicende di Bancasciano – scrive Lorenzoni -, ritengo doveroso contribuire alla rappresentazione effettiva della reale situazione, rendendo pubblici alcuni fatti recentemente avvenuti. Il 21 gennaio scorso si è svolto nella sede sociale ad Asciano un incontro con tutti i dipendenti, nel quale ho sottolineato nuovamente la mia decisione e quella dell’intero consiglio di amministrazione di non ripresentarsi alla prossima assemblea per il rinnovo delle cariche sociali, convocata per domenica 8 febbraio. Decisione conseguente alla mancata approvazione, da parte dell’assemblea dei soci del 23 novembre scorso, del progetto di fusione con la BCC di Montepulciano; progetto strumentalmente contestato da alcuni personaggi, dentro e fuori la Banca, che hanno utilizzato argomentazioni spesso prive di fondamento per creare confusione e gettare discredito non solo sul gruppo dirigente ma sul nostro istituto».

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La direzione generale

«Bancasciano, percorso obbligato» «Nell’occasione è stato anche comunicato il contenuto dell’incontro tenutosi in Banca d’Italia il 24 dicembre scorso, al quale hanno partecipato il sottoscritto, il presidente del Collegio Sindacale, il direttore generale e la direzione della Federazione Toscana delle Banche di Credito Cooperative. In quel contesto, la direzione toscana della Banca d’Italia ha chiaramente indicato il percorso obbligato che Bancasciano dovrà intraprendere, dopo il rinnovo delle cariche sociali, vale a dire quello di attivare e portare a rapida conclusione la fusione con una banca consorella territorialmente vicina. Insomma, il futuro presidente, insieme al rinnovato consiglio di amministrazione, dovrà svolgere un ruolo da “traghettatore” verso la nuova compagine societaria aggregata e per questo dovrà avere indubbie competenze professionali e conoscenza approfondita della realtà aziendale. Il confronto con i dipendenti su queste tematiche, ha indotto il direttore della Federazione toscana BCC a far presente che l’eventuale tentativo di evitare una fusione, comporterebbe la necessità di un cospicuo aumento di capitale sociale affiancata da un’importante revisione dei costi gestionali. Credo che queste semplici note siano sufficienti a far capire a tutti i soci, e ai dipendenti in particolare, quale sia la situazione reale dell’Istituto e su quali presupposti si basasse la proposta di fusione rigettata».

«Volontà di taluni di strumentalizzare la realtà» «Da questo si intuisce – conclude Lorenzoni – facilmente anche quali siano le reali prospettive portate avanti dagli oppositori alla fusione che denotano una cattiva conoscenza della realtà che la banca vive, se non addirittura la volontà di taluni di strumentalizzare la situazione per finalità opache che nulla hanno a che vedere con il bene del nostro istituto. L’unico vero rammarico che mi porto dentro è quello di non essere stato capace di comunicare correttamente a tutti, come responsabilmente e nell’interesse della Banca, il sottoscritto ed il consiglio di amministrazione uscente abbiano operato per perseguire il “matrimonio” con la BCC di Montepulciano, sicuramente conveniente per entrambi e per l’intero territorio in cui viviamo».

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