E’ destinato a non avere fine lo scontro sul futuro di Banca MPS sospeso in questi giorni tra piano industriale, statuto, assemblea degli azionisti e che ha portato nelle scorse settimane ad un lungo e serrato confronto con le organizzazioni sindacali. Sul piatto delle trattative il contratto integrativo aziendale, le esternalizzazioni, la chiusura delle filiali e i tagli al costo del personale. Adesso a gettare benzina sul fuoco, dopo che il confronto si è chiuso (leggi) con un nulla di fatto, è il botta e risposta tra il Partito Democratico, maggioranza relativa in città e in provincia e i sindacati stessi.
 «La Banca Mps riconvochi, quanto prima, il tavolo della trattativa con i sindacati con proposte che consentano di riprendere il confronto. Da una vicenda così delicata si esce in un modo solo: con un accordo». – hanno detto i vertici dei democratici senesi con un comunicato stampa, dopo l’approvazione del documento (leggi) da parte dell’assemblea comunale che si è svolta nei giorni scorsi. «Le misure previste dal piano industriale – si legge – sono durissime soprattutto per i dipendenti. Per questo non possono e non devono essere adottate in modo unilaterale dalla Banca. È importante che in questa delicata vicenda cadano tutte le pregiudiziali e si usino toni e linguaggi più moderati, nell’interesse dei  lavoratori, dell’azienda e di tutta la città. È solo con un grande senso di responsabilità che si può imboccare la strada giusta. Chi avvelena il clima, fomentando le paure e esasperando ulteriormente gli animi non ha rispetto per chi vive sulla propria pelle una situazione di incertezza. Si tenta in ogni modo con farneticanti prese di posizione di frenare quel cambiamento necessario per voltare pagina. La ripresa della Banca è possibile ed è fondamentale per la città. Per questo tutti dovrebbero dare un contributo costruttivo e non distruttivo».
 
Lo strappo tra PD e sindacati Un appello, però, che, per contenuti e toni, oltre che per la tempistica non ha riscosso il favore delle organizzazioni sindacali che si sono ritrovate a portare avanti la loro battaglia senza, evidentemente, sentire così vicino il sostegno di enti locali, istituzioni e partiti politici dopo che, nel pieno delle trattative, esattamente un mese fa le sigle sindacali chiesero proprio al PD da che parte stesse (leggi).
«Le dichiarazioni di generica solidarietà del PD senese sono non solo inutili ma addirittura provocatorie visto che intervengono solo nel momento in cui l'azienda ha dichiarato chiusa la procedura annunciando che applicherà il piano industriale nella sua versione originale» – spiegano a loro volta i sindacati. «Continuiamo a registrare, da parte delle forze politiche locali di maggioranza, generici attestati di solidarietà. Si continua però a non pronunciare le uniche parole che hanno senso in questa situazione e cioè che l'azienda deve ritirare le esternalizzazioni «tutte» e la disdetta del contratto integrativo aziendale. Quello che sta succedendo infatti non è frutto del caso o della malvagità di entità superiori ma la coerente applicazione di un piano tanto entusiasticamente e acriticamente accettato, al momento della sua presentazione, dalle stesse forze politiche».
 
Il futuro della Banca Una frattura, quella tra il PD senese e i sindacati, che non trova un punto d’incontro nemmeno nella visione degli assetti di Banca e Fondazione MPS in vista delle modifiche statutarie che dovranno essere discusse e approvate nei prossimi giorni (leggi).
«L’indipendenza strategica di Banca Mps – spiega il Pd – è un valore di riferimento per tutta la città e potrà essere assicurato soltanto con un ritorno alla redditività. Si dovrà operare per mantenere la Fondazione come primo azionista della banca, con una quota legata al suo bilanciamento patrimoniale, attorno alla quale far ruotare un azionariato plurale e stabile con caratteri non industriali, garantendo la natura di banca commerciale e la sua senesità. La Fondazione Mps è giunta oggi a un passaggio storico. È fondamentale che entrambe le Deputazioni valutino l’opportunità di approvare i rispettivi documenti di programmazione, ponendosi in netta discontinuità rispetto al passato e superando quelle resistenze interne che non vogliono prendere atto dei cambiamenti».
 
Una tranquilla campagna elettorale «Se le forze politiche in questione vogliono davvero cambiare strategia, ridimensionando il ruolo del Presidente Profumo e dando un segnale di netto rifiuto alla velleità di quest'ultimo, – ribattono i sindacati – intervengano in modo fattivo per far sì che la Fondazione – di cui controllano la maggioranza – voti “no” a tutti i punti all'ordine del giorno all'Assemblea dei Soci del prossimo 9 ottobre. Altrimenti – concludono – è lecito a questo punto avere il sospetto che si voglia solo rimandare il grosso del problema per poter effettuare una campagna elettorale tranquilla. Per parte nostra non consentiremo a nessuno di giocare con i diritti dei lavoratori del Monte».

Articolo precedenteConcordia, slitta a fine ottobre la fine dei lavori per la messa in sicurezza della nave
Articolo successivoLaudanna atto secondo, casse comunali ok ma arriva la stangata Imu