il direttore scientifico del Biotecnopolo

SIENA – Oggi no, domani forse, dopodomani sicuramente. Giorgio Gaber parlava della rivoluzione, ma questa formula potrebbe essere impiegata anche per il Biotecnopolo. Da settimane finito nelle retrovie del dibattito quotidiano.

Sembrava che proclami e buone intenzioni trovassero nella fine del 2022 un riscontro concreto, ma non stato così. L’anno buono potrebbe allora essere il prossimo. “C’è un piano per diventare operativi nel 2023”, ha detto il coordinatore scientifico Rino Rappuoli recentemente. Tutto e niente, perché un anno intero è un orizzonte largo e farlo a febbraio piuttosto che a novembre, fa la sua differenza. Soprattutto perché questo progetto, messo in piedi da quattro ministeri, non ha contorni ben definiti. Nel contenitore sicuramente ma nemmeno nel contenuto, il centro antipandemico nazionale. Il motore di tutta l’operazione, che però richiede tempi ancora più lunghi.

C’è poi la questione legata alle risorse. Il piano attuativo è accompagnato da 340 milioni fino al 2026, che serviranno alla messa in funzione dell’hub antipandemico. Poi ci sono 37 milioni di dotazione base per il Biotecnopolo fino il 2024. I primi 9 erano previsti nel 2022. Non è chiaro quale sia stato il loro utilizzo, se è vero che nel periodo iniziale la nuova realtà coinciderà con una parte degli spazi utilizzati dalla Fondazione Tls.

Allo stato attuale resta un’incognita anche la dotazione di personale per dare avvio al tutto. Il presidente Silvio Vaime, che non troppo tempo fa aveva previsto un’operatività “a inizio 2023”, aveva parlato di “duecento-trecento persone da reclutare entro il 2026”. Gli unici nomi noti al momento sono però quelli del consiglieri di amministrazione e dei membri del comitato scientifico. Tra i consiglieri manca quello indicato da Tls in qualità di socio-fondatore.

Proprio l’incubatore della scienze della vita, che il regista dell’operazione sul territorio, è stato portato all’attenzione del Parlamento dal deputato Francesco Michelotti. In un intervento che ha una logica tutta senese, e segue certe prese di posizione che si sono susseguite nel tempo imprenditori del settore, il rappresentante di Fratelli d’Italia ha dichiarato: “Sul Biotecnopolo occorre evitare che si ripetano le devastanti logiche spartitore già viste in passato a Siena”.

Da qui a tirare in ballo Tls è stato un attimo: “La volontà di collaborare e coinvolgere le aziende del territorio non deve rimanere lettera morta o un mero appello di stile, ma occorre un reale coinvolgimento del distretto industriale, non che sempre i soliti noti, Tls e Regione Toscana, assumano decisioni escludendo gli industriali e gli attori del territorio”. Nel mirino è finito anche il presidente Fabrizio Landi, che sconta l’amicizia di Matteo Renzi e la presenza nel cda di Menarini Diagnostics.

Parole che forse non saranno dispiaciute a chi da tempo chiede spazio in una partita così grande. Da Emanuele Montomoli, uno dei primi a proporre il Comune di Siena come socio fondatore, a Riccardo Baccheschi, ceo di Achille Vaccines. Uomo vicino all’attuale amministrazione, che lo aveva portato nella Deputazione generale della Fondazione Mps, prima delle inaspettate dimissioni a inizio del mese.

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