Acque-reflue-urbaneLa raccolta e il trattamento delle acque reflue in diverse città italiane, incluse Roma, Napoli, Firenze e Bari, «non sono adeguati» e potrebbero quindi comportare dei rischi per la salute e per l’ambiente. Lo segnala la Commissione europea, inviando un parere motivato alle autorità italiane, il secondo passaggio nella procedura di infrazione Ue prima del deferimento alla Corte di giustizia europea. «Non ci sono più deroghe ma solo sanzioni: ci sono 2.500 comuni fuori legge. E nel 2016, tra gennaio e dicembre, scatta la tagliola da 485 milioni all’anno fino a che non ci si mette in sicurezza»: era stato questo il grido d’allarme lanciato pochi giorni fa dal capo della task force di Palazzo Chigi su dissesto idrogeologico e infrastrutture idriche, Erasmo D’Angelis. L’Italia, stando alla delibera della Commissione Europea, avrebbe anche «fallito» il requisito di «rimuovere fosforo e azoto in 32 aree sensibili». Nessun territorio escluso: nel documento si citano pressoché tutte le regioni dello stivale.

European Commission – March infringements package – Italy – 26 marzo  2015

La bocciatura europea In totale, Bruxelles stima che 817 agglomerati urbani italiani con una popolazione superiore a 2000 abitanti non raccolgono nè trattano adeguatamente le acque reflue. In casi ancora più gravi registrati in una ventina di città e paesi italiani, l’obbligo di trattamento delle acque reflue, sancito dalle regole Ue, non e’ rispettato neppure per le aree sensibili. In 32 aree sensibili in Italia la Commissione fa notare inoltre che non si rispetta l’obbligo di eliminare il fosforo e l’azoto dagli scarichi. Per la Commissione si tratta di «violazioni sistematiche degli obblighi Ue». «Il problema è riuscire ad avere più controllo e monitoraggio, e naturalmente la programmazione» perchè «trovare le risorse» non è la cosa più difficile. «La cura del territorio è essenziale e la prevenzione è la prima cosa: agire in emergenza costa infatti sette volte di più che prevenire», aveva spiegato al tavolo degli ‘Stati generali acque pulite’ il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti. A noi quello che manca è «la progettazione degli interventi – aveva aggiunto -. Siamo molto indietro nella realizzazione delle opere».

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