ROMA – Le attenzioni della commissione che indaga sulla morte di David Rossi, si concentreranno soprattutto sui “35 file”. Quelli citati dal pm Nicola Marini che ha accennato alle ricerche effettuate dal manager inerenti alla parola ‘suicidio’.

Quei dati, che in realtà si riferiscono alle mail (soprattuto spam) trovate nel suo computer fisso, sono stati estrapolati dalla polizia postale di Genova durante le indagini nell’ambito dell’inchiesta per abuso d’ufficio sui presunti festini. Domani, davanti all’organismo presieduto da Pierantonio Zanettin, saranno proprio gli agenti liguri a chiarire alcuni aspetti di quanto emerso. Si tratta dell’ispettore superiore tecnico Claudio Di Tursi e degli assistenti capo coordinatori Augusto Vincenzo Ottaviano e Stefano Frisinghelli.

Qualche settimana fa la postale era finita al centro di un altro episodio legato alla morte di Rossi. Quello della mail postuma, emerso sempre dalle indagini di questo corpo di polizia. Il caso si era smontato rapidamente e a ciò avevano contribuito anche le audizioni di Valentino Fanti e Lorenza Pieraccini. Entrambi avevano assicurato di aver letto il messaggio in cui il manager annunciava di suicidarsi il 4 marzo 2013, ovvero due giorni prima del decesso del responsabile della comunicazione di Banca Mps.

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