«Siamo qui a dire no con forza alle fusioni obbligatorie, e si, come abbiamo sempre detto, alle gestioni associate fra comuni, alle unioni dei comuni e soprattutto a quelle che favoriscono la fusione, laddove  i comuni ma essenzialmente i cittadini le vogliono fare. Non può essere assolutamente una legge calata dall’alto che fa una cosa del genere». È battagliero Aleandro Murras sindaco di Londa e presidente dell’Unione dei comuni di Valdarno e della Val di Sieve, che ha partecipato insieme a tantissimi comuni montani della Toscana ad un incontro sul tema delle innovazioni istituzionali, fusioni ed Unioni e politiche territoriali. All’incontro, voluto dal presidente di Uncem Toscana , Oreste Giurlani, cui ha partecipato in video conferenza da Roma anche il presidente di Uncem Nazionale, Enrico Borghi, con ospiti pure il presidente di Anci Toscana, Matteo Biffoni e il presidente del consiglio regionale toscano, Eugenio Giani.

 

murrasA difesa dei comuni «Il mio comune è  di 60 chilometri, simile, anzi piu’ grande di quello di Rufina che è di 10mila abitanti. Il comune di San Godenzio che ha 1200 abitanti è grande come il comune di Pontassieve. –ha aggiunto Murras– Non può che essere che comuni che si dicono piccoli perché hanno pochi abitanti ma che sono molto estesi perché i comuni della montagna, che di solito sono sotto i 3000 abitanti, sono territori vasti, diventino sprovvisti di delega politica e di rappresentanza istituzionale. I cittadini non avrebbero più le persone con cui rapportarsi e credo che questo sia un vero danno per la democrazia, oltre che un danno vero perché se non c’è una rappresentanza politica, i cittadini molto probabilmente abbandonano questi territori. Noi siamo per il preservare dall’abbandono questi territori ed il fatto che si sia lì, quotidianamente a parlare con i cittadini, dà una garanzia a loro che bene o male l’istituzione funziona. Io dico questo: non solo sono contro questo decreto legge che praticamente dice ‘fondiamo per forza i piccoli comuni’ ma sono perché si riabiliti la proposta di legge sempre di un parlamentare Pd, Ermete Realacci, che dice ‘Aiutiamo i piccoli comuni’. Aiutiamo i piccoli comuni di montagna perché sono loro che preservano giustamente questi vasti territori».

uncemConvegno Uncem Padrone di casa in sala Luca Giordano a Palazzo Medici Riccardi, sede dell’incontro odierno voluto da Uncem, il suo presidente toscano, Oreste Giurlani. «I comuni sono l’espressione del territorio, sono dei cittadini, sia che siano piccoli, che siano grandi, quindi è inaccettabile che a Roma o a Firenze, possa pensare sulla carta di levare la storia, di levare la rappresentatività e di levare il municipio, che è il comune, soprattutto nei comuni montani dove se si leva anche il comune non rimane piu’ nulla. –ha sottolineato Giurlani– Noi siamo qui a dire di no a questo metodo, siamo d’accordo nello spingere le fusioni dal basso con gli incentivi perché se c’è un progetto è giusto che i cittadini votino e scelgano,e soprattutto  siamo oggi a dire però che forse è arrivato il momento di non parlare solo di togliere: togliere i piccoli comuni, togliere le poste, togliere le scuole, ma forse la montagna ed i territori rurali hanno bisogno anche risposte nel mettere perché sono cittadini di serie A anche loro ed hanno bisogno almeno dei servizi essenziali».

 

Cutigliano-Abetone Ma Giurlani ha sentito nelle ultime ore i sindaci di Cutigliano ed Abetone al centro della scena proprio sulla questione fusione dei due comuni? “Li ho sentiti, loro sono convinti di andare avanti con la fusione. Lì c’è un problema che gente dell’Abetone ha detto di no, e quindi lì c’è un problema serio. Quando si decide un percorso come consiglio comunale ed i cittadini dicono di no, si sconfessa tutto. Io però non sono all’Abetone. Io ho fatto la fusione quando era a Fabbrica di Valico e Vergemone, sono stato il primo in Toscana insieme a Figline ed Incisa, e devo dire che sono riuscito a portare a votare il 90% della popolazione e l’80% ha detto di si. Quindi vuol dire che se fai un progetto serio, e ci sono tutti i presupposti per la fusione, la gente ti dice di si. Molto probabilmente quando dice di no è perché non crede nel progetto e che la fusione dei due comuni porti ad avere delle cose negative rispetto al comune attuale. Io penso che questo sia inaccettabile perché ritengo che la gente abbia il diritto di decidere”. Ma sono previste altre azioni dimostrative da parte dei comuni toscani contrari alle fusioni obbligatorie? «Penso di si, quanto stiamo facendo oggi non è l’ultima azione che vogliamo fare.-ha puntualizzato ancora il sindaco di Londa, Marras- Questa assemblea è importante per farsi vedere, uscire fuori, però se ci sarà bisogno di azioni piu’ eclatanti, io sono convinto che le faremo. Sicuramente approveremo in tutti i consigli comunali ordini del giorno contro questa cosa».

 

Il documento Nel frattempo i comuni riunitesi oggi in Palazzo Medici Riccardi hanno preparato un documento condiviso. Ecco il suo testo:

Ormai da anni i nostri Enti sono sottoposti ad un attacco che ne ha messo e ne mette a rischio la sopravvivenza, attacco che non tiene in minimo conto il diritto dell’autonomia, sancito alla costituzione, degli stessi, gli interessi legittimi delle comunità locali ed il ruolo che svolgono per la tutela e la difesa dei territori montani e/o rurali. Invece di dare vita e spessore ad una vera politica della montagna, anche questa sancita dalla Costituzione, e dei territori rurali si è teso ad asseverare nell’opinione pubblica il concetto che il loro superamento sarebbe decisivo per la qualità dei servizi ed il risanamento dei conti pubblici. Nessuno invece si è preso la briga, rispetto a valutazioni sui risparmi che appaiono risibili nei confronti dell’obiettivo conclamato, di valutare i costi sociali di una tale operazione sulle stesse comunità e territori. È universalmente riconosciuto che specialmente nei piccoli Comuni, il Sindaco e il Comune sono un punto di riferimento insostituibile per i cittadini, in Italia più che altrove, che le comunità locali fondano il loro profilo istituzionale sul Municipio che rappresenta il livello primario della rappresentanza politica e della partecipazione e un solido profilo identitario in una società sempre più carente di punti di riferimento. Questi elementi in una fase storica come quella che stiamo vivendo, caratterizzata dal progressivo allontanamento dei cittadini dai luoghi decisionali, dall’indebolimento di governo del sistema dei servizi a favore dei privati, dal consolidarsi di un processo di diffusione di fenomeni di antipolitica, richiederebbe a nostro avviso un necessario rafforzamento del ruolo dei Comuni in quanto cellula primaria della filiera istituzionale. Siamo altresì consapevoli e convinti della necessità improrogabile di politiche di razionalizzazione, valorizzazione e coordinamento di territori e comunità, da perseguire con determinazione utilizzando gli strumenti della associazione dei servizi con lo strumento delle convenzioni e soprattutto delle Unioni dei Comuni, sulle quali in Toscana esiste una notevole esperienza su cui continuare a lavorare ed investire. Così come stiamo convinti che politiche di razionalizzazione nella gestione dei servizi comunali possa produrre risultati importanti sia sul versante dell’efficienza delle qualità degli stessi, come su quello della razionalizzazione dei costi.  Siamo certamente favorevoli ad innovazioni istituzionali, come le fusioni tra Comuni, oggi forse troppo enfatizzate, tant’è che le fusioni realizzate in Toscana riguardano quasi tutte i Comuni montani, ma siamo anche nettamente contrari sia a decisioni calate dall’alto (proposte di legge nazionali)  che annullino le autonomie comunali, sia decisioni che non tengano conto della volontà delle popolazioni (leggi regionali), mentre chiediamo che la politica per la montagna, che rappresenta oltre il 50 % del territorio regionale e nazionale, torni ad essere una priorità dei governi nazionali e regionali. Si parla spesso, soprattutto dopo eventi tragici, della urgenza della tutela del territorio, ma qualsiasi politica vera ed incisiva necessita dell’esistenza di una comunità locale che per prima sia impegnata nella tutela, difesa e valorizzazione del territorio. Infatti, nuove aggregazioni dei nostri Comuni senza una vera politica per la montagna e per i territori rurali lascerebbero irrisolti i problemi che i Sindaci e le comunità locali si trovano ad affrontare. Chiediamo quindi che siano definiti nel processo di innovazione istituzionale percorsi che salvaguardino sia l’autonomia comunale che la volontà delle popolazioni interessate, ritenendo questi valori irrinunciabili, e scelte politiche che garantiscano una vera ed efficace politica del territorio e di tutela delle comunità locali.

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