Uno strumento in auge settant’anni fa, abbandonato per la sua scarsa efficacia torna ora in vigore  in tutti i Comuni italiani per decreto. E’ il Consiglio tributario ripristinato dalla manovra correttiva dell’estate 2010 (articolo 18 del Dl 78/2010, convertito dalla legge 122/2010) di cui tutti i Comuni italiani devono dotarsi per aiutare lo Stato a stanare gli evasori fiscali. Il premio per gli enti locali sarà il 100% del gettito fiscale recuperato.
 
I Consigli tributari in Toscana Il primo Comune della Regione ad adeguarsi alla normativa è stato, lo scorso settembre, Prato, seguito in questi giorni dai Comuni di Monteroni d’Arbia e Monteriggioni nella provincia di Siena e entro la fine dell’anno da tutti gli altri. Mancano ancora all’appello le “grandi” amministrazioni come Firenze, Siena, Pisa, Grosseto. Chi non si adeguerà entro il 31 dicembre 2011 non potrà godere dell'incremento dal 50% al 100% della quota di incentivazione per la partecipazione al recupero dell'evasione dei tributi erariali nel triennio 2012-14 (l'altra sanzione, che aboliva nei Comuni inadempienti gli "sconti" sul patto di stabilità, è stata abrogata dalla legge di stabilità).
 
A cosa serve Il Consiglio tributario è un organo consultivo nei confronti della Giunta, che attribuisce alle singole amministrazioni comunali un ruolo attivo nella lotta all’evasione fiscale, creando una fitta rete di relazioni tra Comuni, Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e Inps. I membri del Consiglio devono essere “eletti” e il diritto di partecipare a tali elezioni “compete a tutti gli iscritti nelle liste elettorali amministrative”, ad esclusione del personale dell’amministrazione finanziaria, “dei condannati per violazione delle leggi finanziarie costituente delitto, dei contribuenti morosi per sei rate consecutive al pagamento di imposta erariale o locale definitivamente accertate, finché dura lo stato di morosità e di coloro che non siano assoggettati ad alcuna imposta diretta fino a quando perdura lo stato di non contribuente”.

Le perplessità Al di là dei guadagni immediati per le singole amministrazioni comunali che non sono poca cosa in tempi di drastici tagli da parte del Governo, numerose sono le perplessità che in tutta Italia i primi cittadini hanno sollevato in merito all’istituzione del Consiglio tributario, dato che l’unica legge di riferimento in materia, in realtà, è un decreto luogotenenziale del 1945, mai attuato, che prevederebbe l’elezione dei consiglieri tributari a suffragio universale. Successivamente previsto come istituto facoltativo dall’art. 44 del D.P.R. n. 600/1973, il Consiglio tributario non aveva trovato in verità significativi risvolti pratici. La sua reintroduzione nel 2010 con tempi di applicazione abbastanza dilazionati aveva lasciato indifferenti i Comuni (tranne qualche raro caso come quello di Prato in Toscana che già nel marzo scorso si era dotato di una commissione speciale sull'evasione, formata da consiglieri della maggioranza che hanno lavorato al progetto senza percepire gettoni di presenza). Ora in tempi strettissimi tutti, perplessi o no, devono adeguarsi. Pena l’esclusione da una cospicua e preziosa parte di entrate.

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