Marco Filippeschi (nella foto), sindaco di Pisa, già alla guida del Consiglio delle Autonomie Locali della Toscana (CAL), è stato confermato all’unanimità presidente dell’organismo di rappresenta di Comuni, Province e Comunità Montane. Unanime anche il voto per il vicepresidente, Maurizio Bettazzi, presidente del Consiglio comunale di Prato.


Il nuovo ufficio di presidenza – La seduta di insediamento del nuovo CAL, questa mattina (martedì 12 gennaio) in Palazzo Panciatichi, ha eletto anche il nuovo ufficio di presidenza, proposto al Consiglio da Filippeschi: ne fanno parte Simone Bezzini, (presidente Provincia di Siena), Dino Bologna (presidente Consiglio provinciale Massa Carrara), Oreste Giurlani (sindaco di Fabbriche di Vallico), Roberta Marchi (sindaco di Pescia), Riccardo Marzi (presidente della Comunità Montana della Val Tiberina) e Rossana Mori (sindaco di Montelupo). Lo stesso Filippeschi, per altro, in attesa del rinnovo della legge e del regolamento che disciplinano la vita del CAL toscano (precedenti al vigente statuto regionale), ha proposto di estendere l’invito alle riunioni del neo eletto ufficio di presidenza anche a Lidia Bai (sindaco di Massa Marittima) e Rosanna Soffritti (sindaco di Campiglia Marittima), per assicurare la presenza di tutte le Province.


Le attività del Consiglio – La seduta di insediamento del Consiglio delle Autonomie Locali, convocata dal presidente del Consiglio regionale, Riccardo Nencini, è stata avviata dal vicepresidente Alessandro Starnini. Filippeschi ha illustrato i punti principali che attendono l’attività del Consiglio delle Autonomie Locali nel prossimo futuro. Tra questi, il progetto di attivare un tavolo di coordinamento nazionale tra i Consigli delle Regioni (i CAL sono previsti nella costituzione ma non ovunque sono stati costituiti), anche per giocare un ruolo più forte nella riforma dell’ordinamento degli enti locali. Quello di rinnovare il rapporto con la Regione Toscana, anche sfruttando il periodo di “stasi dell’attività legislativa” legato alle elezioni regionali per “riflettere su proposte in materia di concertazione e consultazione”; e infine confermare, rafforzandoli, i rapporti con le associazioni degli enti locali (Anci, Uncem e Upi) anche per “studiare percorsi e proposte di riforma”.


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