Per ricostruire bisogna prendere atto delle macerie di fronte. Deporre le armi e iniziare a spalare. E Simonetta Losi nel fare l’analisi della situazione politica senese attuale lo fa con sguardo pragmatico e lancia lucide e vibranti rasoiate che non lasciano dubbi. Analizza i diversi sentieri che i tanti camminatori della politica senese stanno battendo. Ognuno destinato a rimanere poco battuto se non ci sarà “unione di forze”. Ma questa unione, sembra dirci, non dovrà più essere sul potere (che in passato ha prodotto le stesse macerie su cui tutti stiamo camminando) ma sulla “Concordia”, quella conformità di sentimenti, voleri e opinioni che campeggia nel moderno (anzi, direi contemporaneo) manifesto politico prodotto da Siena, il Buon governo di Ambrogio Lorenzetti. Buona lettura (M.T.).

di Simonetta Losi

A guardarlo dall’esterno, il panorama politico senese attuale appare piuttosto desolante. In un paio di decenni dagli equilibri politici dei partiti tradizionali siamo passati all’egemonia del Pd, fino alla frammentazione attuale. Lo scontento, sempre più diffuso (non trovi uno che sia pienamente soddisfatto dell’attuale gestione, nemmeno… i gestori!) ha determinato una grande frammentazione, anche in un Pd che ha smesso di essere granitico.

Nelle acque del Pd, più simili a un fontone che a un ruscello di montagna, ci sono movimenti sotterranei di creature preistoriche squamose che cercano di avvinghiare rottamatori e rottami. Negli ultimi anni questi “mostri di Lochness” sono stati fatti bersaglio di tante pietre e tante male parole, ma tentano di comportarsi come l’asino caduto nel pozzo, che si faceva cascare addosso le pietre e ci montava sopra per riconquistare la luce.

Intanto, utilizzano il proprio potere residuo per lavorare ai fianchi gli avversari e sfibrarli. Di questo logorio della vita moderna ne sa qualcosa l’attuale Sindaco, impegnato da anni ad attraversare con gli infradito le sabbie mobili di un suo Vietnam privato.

Al momento non sappiamo con certezza se Bruno Valentini si ripresenterà o no. Una sua rielezione rappresenta un’impresa eroica, per la quale dovrà pedalare forte: ma a questo è allenato. A tirargli la volata sembra improbabile che sia Fulvio Mancuso, che forte dell’esperienza di vice maturata potrebbe avere altre legittime aspirazioni.

Di Stefano Scaramelli viene da dire “Attenti alle sorprese”. È scaltro e rampante come un leone araldico. Intanto si fa trovare dappertutto: salta fuori di continuo come uno di quegli scherzi a molla che schizzano dalla scatola e sta cercando di accreditarsi come contradaiolo. Di quale Contrada non si sa, e non sembra che ci sia la fila ad affigliolarselo. Almeno a Siena.

Tuttavia, i democratici, tra una primaria e una secondaria, hanno tempo di riunirsi e trovare un modo per stare insieme. Resta da vedere se sarà intorno al potere delle idee o all’idea del potere. Il Pd è allenato alla ricompattazione e all’organizzazione. La macchina da guerra ha smesso di essere gioiosa, perde colpi, ma avvitando qualche bullone può ancora passare, magari di strettissima misura, in una revisione elettorale.

Il problema più grande delle opposizioni è che sono così opposizione da opporsi anche fra di loro. Nascono continuamente associazioni, circoli, accorpamenti, cordelline, liste civiche che hanno come denominatore comune la granitica volontà di rovesciare il sistema, granito che rischia di trasformarsi in brecciolino se continuano a stare divisi. C’è ancora tempo per comprendere che per vincere in questo caso al posto di un Davide che emerge su altri eroi è meglio un gruppo agguerrito di lillipuziani. Meglio ancora, una squadra compatta di tartarughe ninja.

Ci sono gli oppositori di facciata, che nel tempo sono stati ridotti a più miti consigli con un piatto di lenticchie e che si sono “rivenduti” passando da opposizione a maggioranza, o almeno a una non opposizione; ci sono quelli traditi dai vertici nazionali, che forse non hanno mai sostenuto un’opposizione vera; ci sono quelli che si vantano di essere sempre stati oppositori – e gliene va dato atto – però senza farsi nessuna domanda sull’efficacia del proprio operato.

Dietro a tutto questo, a destra e a sinistra, c’è un incravattato Campansi di grandi vecchi che non rinunciano a ritagliarsi un ruolo di mentore, appoggio, suggeritore, ideologo.

Che fare, allora, per il bene di Siena? Lavorare intorno a delle idee; portare avanti prima i concetti fondanti e i programmi, dando loro una base fortissima di fattibilità, tempi di realizzazione, concretezza, rispetto alle persone.

È necessario elaborare un programma di lavoro e insieme avere idee chiare su come dovrebbe essere non solo il candidato ideale, ma anche la sua squadra di governo. Una caratteristica imprescindibile perché Siena sia ripresa dai senesi è che i senesi si impegnino per riprendersi Siena, votando una squadra a larghissima maggioranza senese, se serve con alcuni “tecnici” anche non senesi di provata competenza e affidabilità, ma legati alla volontà, al progetto di far rinascere la Città.

Nelle prossime elezioni nessun risultato è scontato, ma di sicuro l’unione farà la forza, nell’attuale maggioranza come nell’opposizione. E sottolineo che se chi si oppone al sistema intende cambiare davvero le cose, deve da subito coalizzarsi e fare squadra. Questo non sarà possibile se ci si ferma alle persone, a limitarsi a vedere ad aprire l’uscio del numero incredibilmente alto di proposte di liste (21!) chi c’è e chi non c’è: sarà fattibile se le persone si riuniscono intorno a un progetto serio e concreto di rinnovamento, che non sia fatto di parole, parole, parole, ma di obiettivi semplici, chiari, realizzabili, che può e deve ricevere apporti, ma non inutili progetti alternativi, che fanno sprecare le energie di chi li elabora e disorientano l’elettore.

Siena ha bisogno di senesi che facendo perno sul proprio senso di appartenenza si attivino e partecipino al dibattito – al dibattito, non alla lamentazione o alla polemica sterile! – che riguarda il futuro politico e il futuro della Città tout court. In sintesi, è necessario passare dalla “Divisio” alla “Concordia”: ma questo sarà il tema di un prossimo articolo.

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