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Quando arriva il giorno che ci riporta indietro negli anni, tanti o pochi, fino al momento in cui abbiamo perso un nostro caro, è sempre dura. Tanto di più quando al dolore si accompagna lo sconcerto, la rabbia, per il mistero che continua ad avvolgere quella morte, che pesa come un macigno nell’esistenza dei sopravvissuti. E’ quanto sta provando la famiglia di David Rossi, ex capo della comunicazione del Monte dei Paschi, precipitato nel vicolo di Monte Pio nel tardo pomeriggio del 6 marzo 2013 e morto, dopo almeno venti minuti di agonia, con gli occhi delle telecamere addosso, nel pieno centro della città, ma senza l’intervento di nessuno. Il terzo anniversario, che cade domenica 6 marzo, sarà quantomeno connotato da una speranza in più: la riapertura delle indagini su quella morte che nel marzo 2014 venne archiviata come suicidio con troppa fretta.
E’ dunque una situazione diversa da quella dello scorso anno, quando, nel giorno del secondo anniversario della morte di David, la mamma Vittoria Ricci Rossi, lanciò una sorta di appello apparso sul Corriere di Siena. Accanto ad una bella foto del figlio c’erano queste parole: «Troppe cose non tornavano. Dopo due anni ancora troppi dubbi rimangono. Fate chiarezza, dateci spiegazioni. La mamma». E sull’albero di Natale in Piazza Salimbeni, davanti alla Rocca, la signora Vittoria ha appeso un suo messaggio: «Caro Babbo Natale, vorrei la verità su David.
Ed è per il bisogno profondo di verità, ancora insoddisfatto, nonostante il passo avanti della riapertura delle indagini, che Carolina Orlandi, la figlia, e Antonella Tognazzi, la moglie di David, hanno invitato tutti i cittadini che, come loro, cercano verità, ad un momento di incontro e condivisione domenica alle 17,30. Per camminare insieme lungo il percorso che va dalla sede del Monte dei Paschi alla Lizza dove ha sede il Tribunale di Siena. L’annuncio è stato dato utilizzando il passaparola di Facebook, con una locandina condivisa  in poche ore da centinaia di senesi. C’è scritto: «Per David. Per la nostra città. Per la verità. Ci troviamo domenica 6 marzo alle 17,30 in Piazza Salimbeni. A tre anni dalla morte rompete il silenzio, alzate la testa. Nessun simbolo né colore. Uniti solo per chiedere giustizia».
Le parole sembrano impresse su un foglio di carta sgualcito, accartocciato, che ricordano i foglietti trovati nel cestino dentro la stanza di David. Falsi, dice Antonella ora supportata dalla perizia calligrafica di Giuseppe Sofia, che dice “falsi e scritti sotto coercizione”.
Falsi quei bigliettini, ma fondamentali, perché dovevano annunciare il suicidio di un uomo che invece amava la vitta e soprattutto la propria famiglia. Sul suo profilo, Carolina, ha aggiunto: «Il terzo anniversario della morte di David per noi è l’ennesimo giorno senza di lui, il 6 Marzo ci ricorda che gli anni stanno passando veramente, anche se a noi sembra che sia uscito ieri dalla porta della nostra casa. Ma tre anni sono tanti, per aspettare ancora che la giustizia inizi il suo corso, troppi, per l’evidenza di tutto ciò che la nostra determinazione ci ha portato a scoprire. Non ci saranno discorsi, comizi o pellegrinaggi di fiaccole. Spero riempiremo Piazza del Monte, e ci sposteremo tutti insieme fino alla Lizza. Questa – ha concluso Carolina – mi ha tolto troppo perché possa riacquistare rapidamente la mia fiducia, ma proprio per questo mi piacerebbe che fossimo davvero in tanti domenica. Mi piacerebbe ricominciare ad amarla e ad avere fiducia in ciò che io intendo per Comunità».
In effetti, in una città distratta e lontana dal mettere la faccia nel reclamare verità per quel suicidio non credibile, nel novembre 2015, la notizia ufficiale della riapertura delle indagini è arrivata come uno squarcio nella nebbia. Il procuratore della Repubblica di Siena, Salvatore Vitello, in accordo con il sostituto Andrea Boni, ha infatti comunicato la decisione di riaprire il caso alla vigilia della conferenza stampa a Roma indetta dai Cinque Stelle alla Camera, con la presenza della vedova di Rossi, Antonella Tognazzi, che mai si è rassegnata all’ipotesi del suicidio.  In una breve nota, battuta dalle agenzie il 16 novembre dello scorso anno, il Procuratore Vitello confermava che dieci giorni prima era stata depositata la richiesta di riapertura delle indagini presentata, a mezzo del proprio difensore, da Tognazzi Antonella, la vedova di Rossi.
E’ la svolta attesa non solo dalla famiglia e dai legali che hanno combattuto una dura battaglia, ma da tutti coloro che – seppure in una città per molto tempo assente – hanno manifestato dubbi, dopo che varie inchieste giornalistiche, comprese le nostre, avevano informato su clamorose evidenze che portavano su ben altre strade rispetto a quella del suicidio.
Antonella Tognazzi ha commentato così la riapertura delle indagini:  «Io voglio i nomi degli assassini di mio marito. C’erano elementi che lasciavano molti dubbi: secondo me David è stato ucciso. La riapertura delle indagine è una soddisfazione per tutte le persone che hanno lavorato con me in questi tre anni per far emergere la verità. Chiedo alla Magistratura di esaminare questi sviluppi e si arrivi a una verità. Si tratta di omicidio sono convinta e voglio sapere chi e perché ha ucciso David. Da moglie non ho mai creduto all’ipotesi del suicidio, non l’avrebbe mai fatto. Non capiva cosa la Guardia di Finanza o i magistrati avessero da chiedergli. Dopo le perquisizioni era preoccupato e sicuramente pressato dalla situazione lavorativa: la Banca non attraversava certamente un bel periodo. Mio marito non aveva nulla da dire in Procura, ne sono certa, ma evidentemente qualcuno con la coscienza poco pulita ha avuto un momento di panico».
Secondo quanto spiegato nella nota della procura senese che annunciava la riapertura del caso, a spingere verso nuove indagini sono “gli aspetti segnalati nell’istanza di riapertura, corredata da consulenze di parte sui punti per i quali viene proposta la necessità di approfondimento”. Aspetti, spiega la nota della procura, che “sono stati oggetto di valutazione”, e che hanno portato alla “decisione di procedere alla riapertura dell’indagine sui temi di prova evidenziati”.L’ex responsabile della comunicazione di Mps sarebbe stato ucciso da “almeno due persone” e non si tratterebbe di suicidio. Lo sostiene Luca Goracci, legale della vedova di Rossi.
Sulla base di questa tesi sostenuta da tre nuove perizie, con il grande lavoro, oltre che di Sofia, di Luca Scarselli e Gianaristide Norelli, il legale aveva presentato il 6 novembre scorso in tribunale a Siena la richiesta di riapertura del caso, inizialmente archiviato come suicidio, poi accolta dal procuratore Salvatore Vitello. «Dalle perizie, grafologica, medico legale e dinamico fisica sulla caduta, emerge che David Rossi sarebbe stato prima colpito alla testa e poi buttato dalla finestra almeno da due persone», sostiene l’avvocato Goracci. Le perizie sono state anche presentate in una conferenza stampa alla Camera: la dinamica della caduta, le ferite sul corpo, un oggetto caduto – probabilmente l’orologio – dopo che David, tutto è stato ripercorso nell’istanza di riapertura del caso. E in più c’è la perizia grafologica sui tre bigliettini rivenuti nella stanza dell’ex capo della comunicazione del Monte dei Paschi, Secondo il perito di parte, Giuseppe Sofia, Rossi avrebbe scritto i biglietti di addio alla moglie, poi ritrovati nel cestino, “sotto coercizione fisica o psichica”. I segni evidenti sarebbero le ecchimosi sulle braccia riscontrate nell’esame autoptico “chiaro segno di afferramento”.
Luca Scarselli, giovedì nel corso di Siena diretta sera – una delle trasmissioni che a Siena Tv abbiamo voluto dedicare al terzo anniversario della morte di Rossi, come una staffetta verso l’auspicata verità – intervistato da Tommaso Salomoni, ha detto che «il corpo di David Rossi potrebbe non essere precipitato dal suo ufficio». Secondo Scarselli la dinamica della caduta è compatibile anche con la traiettoria della finestra che si trova al piano superiore di quello che era l’ufficio dell’ex responsabile comunicazione di Banca Mps. Inoltre le scarpe di Rossi, rovinate sulla punta, sul tacco e sporche di materiale bianco nelle suole, sembrano non corrispondere a quello che può essere stato un attrito con il pavimento dell’ufficio o con il davanzale, come scritto nella sentenza del gip. Sugli ambiti possibili di relazioni che David Rossi teneva anche con Roma – per esempio con il Ministero degli Interni allora retto da Giuliano Amato – ha detto cose interessanti David Taddei, amico di Rossi, intervistato da Alessandro Lorenzini a “Il bianco e nero” sempre su Siena tv.
Qualche giorno fa l’avvocato Luca Goracci è stato convocato nella commissione d’inchiesta del Consiglio Regionale sullo scandalo Mps. Gli hanno chiesto: «Secondo lei, le informazioni in possesso di David Rossi, avrebbero potuto compromettere politici nazionali, regionali, locali?». Goracci ha risposto così: «Nazionali, regionali, locali e sovranazionali».
Difficile, se non impossibile, addentrarsi nelle ipotesi. Molto avrebbero aiutato i filmati delle telecamere interne della banca. Ma non se ne sa più niente. Dal momento della riapertura delle indagini la Procura di Siena ha nominato nuovi periti. La famiglia si è dichiarata disponibile anche alla riesumazione della salma, che potrebbe essere utile per approfondire la natura delle frature rilevate sul corpo di David, che secondo i periti della famiglia, nulla hanno a che vedere con la caduta. Uno dei tanti aspetti rimasti nel vago per tre anni. Un periodo di tempo troppo lungo per una morte che resta comunque uno squarcio profondo nella vita della città. E un dolore profondo e carico ancora di troppi interrogativi per la famiglia, verso la quale adesso, domenica alle 17,30, Siena può esprimere concreta vicinanza, con la presenza alla manifestazione che da Rocca Salimbeni, in silenzio andrà verso il Tribunale. Per chiedere giustizia e verità.
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