disturbi_apprendimentoUn alleato in più per i 350 mila bambini, adolescenti e adulti – stimati in Italia – con disturbi di apprendimento. Un Vademecum dedicato a chi opera quotidianamente con alunni con Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) e Bisogni Educativi Speciali (BES), in particolare per gli psicologi.
«Di fronte a problematiche infantili che a volte sfuggono ai genitori – perché, non alterando in alcun modo la capacità relazionale ed affettiva dei bambini, non emergono subito alla loro attenzione -, bisogna intervenire con impegno, competenza, alta professionalità ed immediatezza». A sottolinearlo è Fulvio Giardina, presidente del Consiglio dell’Ordine nazionale degli Psicologi (Cnop) a Roma – nell’ambito di un convengo sui disturbi dell’apprendimento – dove è stato presentato il testo dal titolo “I DSA e BES indicazioni per la pratica professionale” prodotto dal Gruppo di Lavoro suo DSA e BES del CNOP, coordinato da Lauro Mengheri, presidente Ordine Psicologi della Toscana.

DSA IN CIFRE – In Italia i DSA oscillano tra il 2,5% e il 3,5% della popolazione in età evolutiva. Una percentuale che sottostima l’effettiva incidenza del disturbo, perché spesso non riconosciuto o confuso con altri disturbi. Dalla rilevazione del MIUR svolta nell’anno scolastico 2014/2015 la percentuale degli alunni e studenti con DSA nel sistema nazionale d’istruzione si attesta intorno al 2,1% (186.803 alunni/studenti su un totale di 8.845.984). In particolare nell’A.S. 2014/2015 le percentuali di alunni/studenti con diagnosi di DSA sono l’1,6% alla scuola primaria, il 4,2% alla scuola secondaria di primo grado e il 2,5% alla scuola secondaria di secondo grado (fonte: MIUR – DGCASIS – Ufficio Statistica e Studi – Rilevazioni sulle Scuole). Per quanto riguarda la ripartizione territoriale degli alunni con DSA, l’area Nord Ovest ha il 3,4% (di 2.259.767); nel Nord Est il 2,6%  (di 1.572.987); nel Centro interessa su 1.685.509 alunni il 2,5% e nel Sud Italia lo 0,9% di 3.327.721. In totale il 39,3% degli alunni con DSA è nella scuola secondaria di primo grado; il 36,4% nella secondaria di secondo grado; il 24% nella scuola primaria e lo 0,3% nella scuola dell’infanzia.

La psicologia da sempre si è occupata di studiare i processi di apprendimento, mentre l’interesse per i disturbi dell’apprendimento risulta più recente in Italia e ha avuto un’improvvisa impennata dopo la promulgazione della Legge 170 del 2010. «La diagnosi di DSA non è un processo semplice – ha ribadito Lauro Mengheri, coordinatore del Gruppo di Lavoro del CNOP -, soprattutto per l’indagine dei fattori di esclusione e per la frequente ‘comorbidità’ con altre condizioni cliniche. Tale complessità richiede competenze multidisciplinari e una stretta collaborazione tra alunni, famiglie, scuola e clinici. Per venire incontro ai colleghi che quotidianamente si trovano a gestire le difficoltà dei loro piccoli e meno piccoli pazienti, con l’intento di favorire le migliori condizioni di apprendimento anche in presenza di veri e propri disturbi, è stato redatto questo documento che cerca di affrontare in modo chiaro e semplice i dubbi e le domande che gli psicologi (ma non solo) impegnati nel percorso diagnostico e riabilitativo di tipo clinico si pongono. Occuparsi con serietà e professionalità dei pazienti con DSA significa avere competenze non esclusivamente in ambito psicologico e clinico, ma anche conoscere il contesto normativo».

«Ogni bambino, ogni alunno, ogni cittadino – ha affermato Giardina – deve poter immaginare, sognare e progettare il proprio percorso di vita grazie al rapporto fiduciario che instaura con se stesso e col mondo intero. E la capacità di leggere, di scrivere, di far di conto, di utilizzare un linguaggio ed un vocabolario appropriato sono strumenti sempre più necessari non solo per rendere efficace ed efficiente la rete delle comunicazioni personali ed interpersonali, ma anche per rinforzare ogni giorno l’immagine di sé stessi. Riteniamo che lo psicologo – ha aggiunto – sia il professionista che possiede questa visione d’insieme proprio perché è acuto osservatore, e valutatore, della personalità dell’utente. Una diagnosi corretta è il primo passo per un intervento efficace».

Il documento – L’introduzione del Documento è ‘firmata’ dal Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) Davide Faraone: «La scuola italiana è una scuola inclusiva – ha scritto l’On.Faraone -, mette al centro lo studente, si pone come obiettivi primari la sua formazione e la libertà di autodeterminarsi, senza ostacoli o barriere di alcun tipo, combatte discriminazioni e piuttosto favorisce la naturalezza dell’inclusione di qualsiasi alunno. Occorre mantenere alta l’attenzione sulla correttezza delle diagnosi perché una buona diagnosi è utile alla scuola, se reca indicazioni che gli insegnanti possono far proprie e tradurre nella quotidiana opera di insegnamento, nella prassi didattica. Mi auguro – ha concluso il sottosegretario – che questo documento diventi uno dei diversi strumenti a disposizione dei professionisti del mondo della sanità e del personale della scuola per realizzare una società sempre più inclusiva».

Per la redazione del testo è stato scelto di approfondire alcuni dubbi e criticità attraverso la modalità “domanda-risposta”, che ha consentito di sviluppare punto per punto le questioni ritenute importanti. In una prima fase il Gruppo ha individuato gli errori più comuni nella prassi diagnostica e le domande più frequenti che vengono rivolte ai clinici e agli insegnanti. Successivamente sono state formulate le domande e assegnate ai vari membri del Gruppo, con il compito di trovare nei documenti di riferimento (conferenze di consenso e documenti ministeriali) elementi utili alla formulazione della risposta. Una volta giunti alla condivisione dei contenuti e all’approvazione all’interno del gruppo, il documento è successivamente stato sottoposto a referaggio scientifico da parte di 5 autorevoli membri esterni: Cesare Cornoldi, Santo Di Nuovo, Daniela Lucangeli, Giacomo Stella e Cristiano Termine, che hanno apportato integrazioni e dato infine il loro placet. «Ringrazio di cuore tutti quanti hanno contribuito alla realizzazione di questo documento. Ci auguriamo – ha aggiunto Mengheri – che il documento sia di aiuto per la pratica professionale delle figure coinvolte nel processo diagnostico, riabilitativo e didattico dei DSA e degli altri BES, affinché ogni alunno possa trovare ogni giorno entusiasmo e curiosità nel percorso di apprendimento». Hanno fatto parte del Gruppo di Lavoro coordinato da Mengheri, Christina Bachmann, Silvia Baldi, Emanuele Borghetto, Rita Chianese, Raffaele Ciambrone, Emanuele Legge, Sara Piazza, Viviana Rossi.

Articolo precedenteAmore violento. Picchia la moglie per giocare a poker, arrestato
Articolo successivoWalking football. Mura e Pecci testimonial del calcio camminato, a Firenze arriva lo sport slow