FIRENZE – Luci e ombre per l’economia fiorentina che «per alcuni versi ci preoccupa, per altri ci fa capire che ci sono margini per una ripartenza» dichiara la segretaria generale di Cgil Firenze Paola Galgani in merito alla ricerca Irpet “Economia e occupazione del territorio, analisi dell’emergenza e ripartenza” presentata oggi.

Galgani: «Serve sviluppo omogeneo»

«Ripartenza  – sottolinea Galgani – che non deve significare che si torna a fare ciò che si faceva prima della pandemia. Urge guardare a tre cose: occupazione e qualità dell’occupazione; valorizzazione delle attività che servono ai cittadini come servizi, infrastrutture, digitalizzazione, sanità; esigenza di tenere insieme il territorio. Abbiamo nella Città Metropolitana dei territori molto diversi tra loro, dal punto di vista della manifattura ma non solo. Serve uno sviluppo omogeneo, non bisogna lasciare nessuno indietro, non devono esserci periferie, conta Firenze ma devono contare anche le altre zone della Città Metropolitana. Per questo chiediamo alle istituzioni di costruire una cabina di regia per concordare l’uso dei fondi pubblici, privati e del Pnrr: occorre una grande partecipazione dei territori e delle parti sociali. Le istituzioni non siano arbitri ma giocatori, dimostrino segno politico. Serve un nuovo modello di sviluppo, più ruolo del pubblico a scapito del mercato».

Lo studio Irpet

La ripresa della produzione industriale in Toscana nel 2021 è consistente: +95,4% ad aprile rispetto allo stesso periodo dello 2020. La regione si mantiene però su valori inferiori rispetto a quelli registrati nell’aprile 2019 (-4,8%). Peggio, rispetto al dato nazionale. Il recupero dei valori pre-crisi è diffuso in tutte le principali produzioni. Rilevante eccezione è costituita dai comparti della moda, nonostante il forte rimbalzo trainato dalle esportazioni delle griffes degli articoli in pelle della provincia di Firenze. La ripresa della produzione industriale nel 2021 in Toscana tarda a manifestarsi sul lavoro: a Firenze gli addetti sono in calo, crescono solo costruzioni, Pubblica amministrazione e metalmeccanica. L’economia fiorentina si inserisce in un quadro congiunturale in cui è forte l’impatto della crisi in termini di produzione e valore aggiunto: Firenze ha sofferto per la specializzazione in settori esposti alle chiusure operate dal Governo (prima ondata: moda e turismo; seconda ondata: turismo), Nel 2020 la crisi si è ripercossa solo parzialmente sulla struttura produttiva. Dalla mortalità di impresa all’occupazione (Cig, licenziamenti) vi è un disaccoppiamento delle dinamiche spiegato innanzitutto dagli interventi di politica economica nazionale. Nel 2021 il “rimbalzo” dell’attività economica dispiegherà i suoi effetti complessivi. Lo “scongelamento” delle strategie aziendali sul versante lavoro dipenderà dalle aspettative di ripresa e di supporto non meno che dai risultati economici. L’economia fiorentina ha un alto valore aggiunto. In crescita il peso dei servizi avanzati (informazione e comunicazione, ingegneristici, ricerca e sviluppo). In questo un ruolo fondamentale è stato svolto da grandi imprese manifatturiere, sempre più specializzate nell’associare servizi ai prodotti distribuiti sul mercato.

Differenze territoriali

Forti le dinamiche di deindustrializzazione nel Sistema locale del lavoro di Castelfiorentino, mentre la manifattura tiene a Firenze – per via delle grandi imprese della moda – e soprattutto a Borgo San Lorenzo. Occupazione nei servizi in crescita ovunque tranne nella zona di Firenzuola, dove si osserva un generale spopolamento. L’economia fiorentina appare relativamente esposta alle filiere dell’export e degli investimenti rispetto al resto della Toscana e meno orientata a «servire» i consumi interni rispetto alla Toscana della Costa e quella meridionale.

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