monciattiAppello per la verità inascoltato. E’ quello rivolto allo Stato, nei giorni scorsi, da Valentina Novikova, la moglie di Mauro Monciatti, il funzionario del consolato italiano a Caracas, trovato morto nel giugno scorso in circostanze ancora sospette nella sua abitazione. Una tragica fine etichettata dagli inquirenti venezuelani come «infarto al miocardio»; una tesi che però non convince i familiari di Monciatti e il loro legale, Andrea Mugnai. Proprio l’avvocato, la moglie e il fratello in queste ore stanno sbattendo contro un muro di gomma fatti dai silenzi dello Stato, compresa l’impossibilità di accedere ai fascicoli e alle indagini condotte a Caracas.

Cordoglio, promesse e silenzio Del resto, gli ultimi contatti che i familiari hanno avuto con lo Stato Italiano risalgono al 7 giugno, pochi giorni dopo la morte del funzionario. Da allora nessuna mail, telefonata, messaggio. E pensare che proprio quel giorno il Ministero degli Affari Esteri e il Consolato si dicevano pronti ad aiutare la famiglia Monciatti. «Nel manifestare la nostra vicinanza in questo momento di profondo dolore, questa Direzione Generale resta a Vostra disposizione per tutte le indicazioni di cui doveste avere bisogno» recita la missiva di condoglianze del Ministero degli Affari Esteri. Parole cui facevo eco quelle del Console Generale d’Italia a Caracas. «Mi congedo confermandole tutta la nostra vicinanza e la nostra disponibilità ad assisterla nelle dolorosa pratiche relative alla perdita di suo marito». Parole, evidentemente, cui non sono seguiti ancora fatti.

L’appello del sindaco di Sinalunga A sposare l’appello della moglie di qualche giorno fa (vedi) è, invece, Riccardo Agnoletti, il sindaco di Sinalunga, in provincia di Siena, dove Monciatti era nato e cresciuto. «Questa vicenda si è protratta in modo molto sottotraccia, sembra una morte velata dal segreto di Stato» sottolinea Agnoletti. «Penso sia importante fare luce quanto prima su questa vicenda. Non è possibile che sebbene inizialmente fosse stato detto che era stato accoltellato, poi, il referto ufficiale parli di “morte per infarto”, salvo poi fare nell’autopsia svuotare il corpo di tutti gli organi, senza la possibilità di capire cosa sia realmente successo e chi si sia accanito sul corpo di Mauro». Il Comune di Sinalunga, annuncia il primo cittadino, chiederà al Governo di abbandonare il silenzio e muoversi in prima persona per fare chiarezza sui misteri della morte di Monciatti. La richiesta arriverà da un ordine del giorno in approvazione nel prossimo Consiglio comunale.

E i parlamentari senesi? Nei giorni scorsi il sindaco Agnoletti si sarebbe anche confrontato sul caso con l’onorevole Rosy Bindi, sinalunghese e presidente della Commissione parlamentare Antimafia. La quale, secondo quanto si apprende, si sarebbe impegnata in prima persona per fare pressioni sulla Farnesina affinché si faccia chiarezza sul caso. Intanto, i giorni passano e il giallo sulla morte di Monciatti s’infittisce di particolari. Così come fitti sono i silenzi delle autorità e delle istituzioni che inducono a pensare a un segreto di Stato. Possibile che i deputati senesi, tanto attivi sui Social network e con comunicati stampa di ogni sorta, non abbiano pensato ad una interrogazione parlamentare al ministro degli affari esteri Paolo Gentiloni? Atto oltremodo doveroso nei confronti di un senese che ha servito lo Stato all’estero per oltre 30 anni.

Due spunti e accapo: il paradosso di una morte Pronto ad essere smentito, anche volentieri, risulta una sola interrogazione parlamentare in merito. E’ datata 9 giugno, pochi giorno dopo la morte di Monciatti, ad averla proposta è il deputato Pd e presidente del Comitato Italiani nel mondo, Fabio Porta. L’interrogazione evidenzia «che quanto successo a Mauro Monciatti deve essere di monito per avere delle risposte sulla sicurezza, sull’emergenza sociale e sulla questione umanitaria che segna l’attuale situazione in Venezuela», dopo aver sottolineato che la situazione nel Paese sudamericano è aggravata «dal difficile approvvigionamento di medicinali e altri beni primari e dal problema delle pensioni che il Governo italiano è chiamato a risolvere». A rispondere all’interrogazione, quello stesso giorno, il sottosegretario Vincenzo Amendola che ha avvalorato la tesi delll’«omicidio» (dunque, niente morte per infarto?), sottolineando come «la Farnesina continua a seguire con molta attenzione l’evoluzione della situazione». Poi la risposta devia, stranamente, sulla questione medicinali e pensioni per gli italiani in Venezuela. Due giorni prima, infatti, lo stesso deputato Porta, intervenuto alla Camera sempre sulla morte di Monciatti, aveva chiesto «risposte urgenti e non più prorogabili su pensioni e medicine». «Non giriamoci dell’altra parte rispetto ad un dramma che ci riguarda da vicino e che ha bisogno di risposte chiare e urgenti da parte dell’Italia!». Sfugge, probabilmente per ignoranza, quale possa essere il legame tra la morte/omicidio di Monciatti e la necessità di medicinali e pensioni per gli italiani in Venezuela. Non dico che questi ultimi non siano problemi di rilievo ma lo è anche il bisogno di risposte chiare e urgenti che chiede la famiglia del funzionario. In attesa di nuove interrogazioni parlamentari più attinenti sul mistero, apprendo con piacere che il 27 luglio scorso «la Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati, con il parere favorevole del Governo, ha approvato la Risoluzione del Presidente del Comitato degli italiani nel mondo che chiede anche di attuare con urgenza interventi volti ad aiutare la collettività italiana residente in Venezuela in materia di medicine e pensioni».

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