SIENA – Non ha assunto ancora la connotazione di una celebrazione condivisa. L’Italia lo ha introdotto per legge nel 2004, ma il Giorno del Ricordo, dedicato ai martiri delle foibe e in calendario ogni anno il 10 febbraio, continua a far discutere.

Lo fa negli schieramenti politici, che su questa data tirano fuori contrapposizioni lontane da questa epoca, e anche negli intellettuali. Uno di loro, Tomaso Montanari, l’anno scorso, per un articolo e una serie di tweet, è stato al centro di una polemica, che lo ha visto nel mirino delle forze del centro-destra. In molti arrivarono a chiederne le dimissioni da pro-rettore dell’università per stranieri di Siena. Anche il sindaco Luigi De Mossi prese posizione, chiedendo scusa per quelle parole alle comunità giuliane, istriane e dalmate e invitandole a visitare la città.

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Montanari, difeso dall’ex rettore Pietro Cataldi, è rimasto al proprio posto. Anzi, oggi dirige l’ateneo e domani, alla vigilia del Giorno del Ricordo, ha organizzato un seminario dal titolo: “Uso politico della memoria e revanscismo fascista: la genesi del Giorno del Ricordo”. “Questo evento intende riesaminare e discutere la genesi, i caratteri, e le implicazioni politiche e civili della legge del 2004 – ha sottolineato Mauro Moretti, pro-rettore alla didattica e docente di Storia Contemporanea -. Le vicende degli anni 1943-1947 rimangono sullo sfondo, nella loro innegabile e intatta tragicità, che va collocata nel quadro di una delle pagine più atroci del secondo conflitto mondiale, nell’Europa centrale e balcanica”.

Università per Stranieri di Siena, Montanari dopo il caso foibe

L’iniziativa si articolerà in cinque interventi sulle principali questioni storiografiche, dopo l’introduzione del rettore. Alcuni di questi sembrano riallacciare il discorso su quanto scritto dal rettore all’epoca del caso. Come “Memorie di confine e uso politico” di Marta Verginella dell’università di Lubiana, oppure “Ripensare il Giorno del Ricordo: per una storia democratica del confine” di Eric Gobetti, membro del comitato scientifico dell’istituto storico della Resistenza di Alessandria. E ancora, “La politica della memoria in una democrazia costituzionale antifascista” di Francesco Pallante dell’università di Torino.

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