SIENA – Il giorno dopo il secondo incontro elettorale in terra di Siena da parte di Enrico Letta, candidato alle suppletive di ottobre per il seggio alla Camera, a tenere banco, almeno sui giornali, è sempre la questione Mps.

Una discussione che avviene, a dire il vero, in una città un po’ ‘assopita’ sicuramente dal caldo ma anche dalle ultime vicende legate al futuro della banca più antica del mondo. Le notizie rimbalzano sui giornali e sui siti mentre la città e i senesi provano a distrarsi e a discutere di altro. Di Palio per esempio. Due incontri, quello di oggi tra il sindaco Luigi De Mossi con i priori delle Contrade e poi quello successivo di sabato con Questore e Prefetto per valutare la possibilità di riuscire a correre, dopo due anni di stop forzato, almeno una Carriera straordinaria tra settembre ed ottobre. Equilibri molto instabili, appesi all’evoluzione della pandemia, più che alla volontà di riappropriarsi della Festa.

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Equilibri instabili, come quelli su cui si balla per decidere del futuro di Montepaschi su cui Unicredit e Mef hanno ufficialmente avviato il negoziato. Il ministro dell’Economia Daniele Franco è stato chiaro e netto: lo Stato a fine anno uscirà dal capitale della banca così come indicato dalla Commissione Europea. Nessuna richiesta di proroga, l’affare si farà, anche se non ad ogni costo, ha glissato sibillino il ministro.

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E mentre sull’asse Roma-Milano i tecnici verificano il perimetro da delimitare c’è un dato che, nella discussione di questi giorni, è stato poco tirato in ballo. Quello relativo ai numeri della rete di clienti (pari a 4,5 milioni) e alle loro eventuali preoccupazioni. Un vero e proprio termometro per misurare un’eventuale perdita di fiducia dei consumatori in uno scenario di sicura difficoltà. E invece quel termometro, stranamente, sembra dirci che il fuggi fuggi da Mps non c’è, almeno nelle intenzioni della clientela. Secondo Il Sole 24 Ore, infatti, “Parlando con funzionari e dirigenti arriva la conferma che la ‘rete’ tiene – scrive oggi il quotidiano economico – i clienti non vanno via, i conti migliorano”. Un estremo atto di fede verso un marchio storico o il segnale da parte dei clienti che la fiducia nell’istituto rimane invariata, anche in caso di ridimensionamento; e che la discussione di questi giorni sulla banca è in gran parte tutta politica, perché i senesi sanno che la banca, per come la intendevano loro, è ‘persa’ da tempo e vivono il tutto con maggior distacco? Il tempo risponderà a queste domande. Certo è vero che i senesi sembrano davvero vivere con maggior distacco in questo caldo agosto le vicende bancarie, se nemmeno la definizione di “banca fogna di Siena” coniata dal filosofo Massimo Cacciari sembra averli scalfiti. Ad oggi non registriamo alcuna voce levata a quanto detto, appena una settimana fa, dall’ex sindaco di Venezia: “Non c’è un leader di Centrosinistra che abbia più di 30 anni che non conosca vita, morte e miracoli delle nefandezze compiute dalla sinistra e anche da altri a Siena da un secolo a questa parte. È il segreto di Pulcinella. Qualunque persona che faccia politica a sinistra o nel Centrosinistra e che abbia almeno 50-60 anni conosce la ‘fogna’ di Siena”. Unica eccezione, l’ex sindaco Roberto Barzanti che, dalle colonne del Corriere Fiorentino, ha replicato: “Vanno di moda giudizi sbrigativi”. “Se Siena è quello che è e dispone delle potenzialità d’un rilancio da ridimensionare crudamente è anche per merito di una fonte non essiccata. Non ne sgorga acqua di “fogna”.

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