A metà febbraio via ad una nuova missione, con la consapevolezza dei rischi ma anche orgogliosi di rappresentare l’Italia nella difficile battaglia per portare la pace in terre lontane. Il 1 febbraio gli uomini del 186° Reggimento dei Paracadutisti della Folgore di stanza a Siena saluterà le istituzioni, poi gli ultimi preparativi e la partenza con destinazione Herat -Afghanistan. Agenziaimpress.it ha intervistato il colonnello Lorenzo D’Addario (nella foto), comandante del 186° Reggimento Folgore.


Il 186° torna in Afghanistan per la seconda volta. Un territorio difficile che ha già segnato indelebilmente gli animi di chi presta servizio nella caserma Bandini di Siena dopo l’attentato del 17 settembre 2009 in cui hanno perso la vita quattro militari “senesi”. Come vi state preparando e con che stato d’animo partirete?
Con grande serietà perché si tratta di un’attività importante per cui ci stiamo preparando da mesi. La preparazione consiste in un addestramento individuale e poi collettivo in modo che i reparti possano dare performance d’insieme efficaci. E poi fondamentale è la conoscenza del territorio, degli usi e costumi delle popolazioni che ci ospiteranno.


Come vivono i vostri familiari la partenza?
Chi decide di vivere con un soldato deve avere una grande forza interiore per sostenerlo in ogni momento. L’impegno maggiore non è il nostro ma quello delle famiglie che rimangono a casa ad aspettarci. Noi riusciamo a stare in zone difficili perché sappiamo che alle nostre spalle ci sono familiari splendidi che ci supportano e che ci aiutano a lavorare lontano da casa anche per periodi prolungati.


In partenza dalla caserma senese ci sono anche delle donne.
Assolutamente sì. Il nostro reggimento potrà contare su dieci donne militari tra cui un ufficiale. Io sono molto orgoglioso di lavorare con loro perché sono brave quanto i loro colleghi maschi. Sono un arricchimento per la qualità della nostra task force.


Elisa Manieri/Sdan – Siena

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