Cresce l'apprensione, soprattutto a Siena, sull'esito dell'aumento di capitale MPS. L'incertezza ha depresso abbastanza le quotazioni in borsa del titolo, che è passato dai 22.5 centesimi del mese scorso ai 17 centesimi di oggi. Questa andamento è particolarmente preoccupante per la Fondazione, il cui patrimonio è direttamente proporzionale al valore del titolo MPS, e che quindi si è ridotto del 25% in appena un mese, ed è ancora più preoccupante perché se il valore del titolo raggiungesse la soglia (non lontana, ahimé) di 12 centesimi, la Fondazione subirebbe la perdita (escussione) delle azioni a vantaggio dei prestatori con cui è indebitata. In molti, pertanto, mi chiedono se la discesa dei prezzi iniziata un mese fa sia inarrestabile, e se bisogna prepararsi a dire addio alla Fondazione.
 
La risposta corretta a questa domanda è: non lo so. La discesa dei prezzi fino a 12 centesimi è possibile, ma tutt'altro che certa. Non si tratta di ignoranza, ma del fatto che nessuno lo sa (tranne, forse, l'amministratore delegato e il presidente della banca che magari hanno informazioni che non rendono pubbliche). Il motivo è che i prezzi dei titoli incorporano già tutte le aspettative future sull'andamento dell'impresa a cui il titolo si riferisce, e questo processo avviene istantaneamente. Quindi, il fatto che il titolo sia oggi a 17 centesimi riflette già tutta l'incertezza e la preoccupazione sugli andamenti futuri, e non c'è nessun motivo per credere che, siccome l'andamento è stato negativo, esso continuerà a esserlo. L'andamento del titolo, in futuro, dipenderà dalle nuove notizie su MPS e non dalle vecchie, notizie sia riguardo al suo valore, sia riguardo all'incertezza sul suo valore. Se ci saranno notizie positive (spread che scende, imprese che cominciano a restituire i crediti, diminuzione delle sofferenze, aumento del PIL, riuscita dell'aumento di capitale) allora il titolo salirà. Se ci saranno notizie negative (spread che sale, nuove imprese debitrici che falliscono, ulteriori perdite sui derivati finora non contabilizzate) allora il titolo scenderà. Per sapere cosa succederà occorrerebbero arti divinatorie che non sono in possesso di chi si occupa professionalmente del problema.
 
Questa teoria, che prende il nome di teoria dei mercati efficienti, è stata tra l'altro insignita del premio Nobel 2013, consegnato al suo fondatore Eugene Fama. Ma è anche una teoria aspramente criticata, per esempio da Robert Shiller, insignito dello stesso premio, sempre nel 2013 (insieme a Lars Peter Hansen, per altri motivi ancora). Questo è il bello dell'economia: due scienziati sostengono conclusioni opposte, ma vengono insigniti dello stesso premio. Il motivo, che magari approfondiremo in altri appuntamenti, è che le due posizioni non sono inconciliabili dal punto di vista scientifico. Ma, riassumendo per il caso MPS, entrambi i punti di vista sostengono che nessuno è in grado di dire cosa succederà al titolo nel futuro, e chi si avventa in queste previsioni esprime una sua opinione personale del tutto priva di fondamento scientifico, e in realtà priva di qualsiasi fondamento.
 

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Docente di matematica finanziaria all'Università di Siena