Il "violino" di Rudi Garcia
Il "violino" di Rudi Garcia
Il “violino” di Rudi Garcia

Il sor Rudi Garcia non si preoccupi più di tanto della credibilità del calcio italiano, visto che gli sta tanto a cuore. È già ai minimi termini, anche a livello Internazionale…. Un rigore in più o un rigore in meno, cambia poco.
Le passerà, caro Garcia. Anche lei tanto, è qui di passaggio (come quasi tutti, ormai). Un altro anno, massimo due, degli ottimi risultati che sta producendo, e vedrà che gli emiri del Paris Saint Germain non tarderanno a suonarle il campanello di casa. E in quel caso, dello smandrippato, povero calcio italiano le importerà pochissimo.
Della sua credibilità, anche meno.

Ieri è stata la giornata del libero sfogo.
Legittimo, magari… Però a tutto c’è un limite. Io guardavo la partita con uno juventino che dopo dieci minuti si è alzato scandalizzato e non ne ha più voluto sapere: quando, cioè, non è stato fischiato il rigore su Marchisio e (a quel punto) l’automatica espulsione di Maicon… “Questi romanisti – è sbottato- …sempre il solito occhio di riguardo.”.
E se n’è andato via.

Quindi sulla graticola ci va diritto l’arbitro Rocchi, declassato in un amen da arbitro di livello internazionale a servo di casa Agnelli… In questi casi (tipo ieri) il Corriere dello Sport si distingue sempre per sobrietà ed equidistanza. Non mi stupirei se i prossimi giorni trovassero a Rocchi la tessera di qualche Juventus Club, l’amicizia fraterna con Marotta e il poster di Cuccureddu in camera. Successe già con Bertini, dopo un rovente Roma-Inter ai tempi di Mancini, o di Mourinho… E anche lì saltò fuori il solito pisquano che giurò di averlo visto fare i tornei di calcetto con addosso la maglia nerazzurra.
Ci furono organi di stampa che a certe corbellerie, gli dettero credito. Ed è soprattutto qui, caro Garcia, che perdiamo credibilità. E la cultura sportiva non cresce.

Ribadisco un paio di tesi di fondo abbastanza incontrovertibili e a prova di bomba: la prima, è che la Juve è sempre trattata in guanti gialli.
La seconda è che la Roma, quando ha la squadra competitiva, vince gli scudetti. Come succede alla Juve (ultimamente con circa venti punti sulla seconda), al Milan o all’Inter. Persino alla Sampdoria e al Verona.
Il guaio è che la Roma, la squadra competitiva non ce l’ha quasi mai, e allora tutto fa brodo per alzare il polverone… Quando in attacco avevano Batistuta, Totti e Montella non c’erano Rocchi che tenessero, e si inchinava anche la super Juve di Nedved, Del Piero e Trezeguet… E se quella super Roma non dava continuità ai risultati, non era per la cecità degli arbitri. Piuttosto per un paio di punti persi male a Venezia, pur avendo due rigori a favore al 91’ e al 94’.
Ricordo, semmai, qualche regolamento aggiustato in corsa per la norma degli extracomunitari e un atteggiamento complessivo di arbitri e disciplinare quasi mai sfavorevole.
Perché la Roma è comunque la Roma, piaccia o no. E se c’è la squadra che può vincere, ha una potenza di fuoco mediatico che non teme confronti. (A me bastò un Roma-Sampdoria di Coppa Italia trasmessa dalla Rai con un commento vergognoso che sembrava Roma Channel).

Ma questo è meglio non ricordarlo, anche per il Corriere dello Sport… Bisogna vendere copie e soffiare sul fuoco. Più produttivo, quindi, mestare nel passato dell’arbitro Rocchi.
Vuoi che non salti fuori una rissa ,a sette anni, per avere la figurina di Anastasi?

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