«Un’opportunità per le aziende agricole e per le comunità locali con i capisaldi della tutela ambientale e del rispetto del Protocollo di Kyoto in materia d’immissione in atmosfera di gas serra». La Federazione regionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali esprime il suo parere favorevole agli impianti a biogas e biomasse, intervenendo nel dibattito in merito alle centrali per la produzione di energia da fonti rinnovabili che in provincia di Siena, riguardano le zone di Piana a  Buonconvento, località Montioni a Sovicille, San Quirico d’Orcia, Rapolano Terme e Colle Val d’Elsa. «Come Dottori Agronomi e Forestali riteniamo che un atteggiamento pregiudiziale sia controproducente – spiega il presidente regionale e dell’Ordine di Siena Monica Coletta -, è opportuno comprendere dove, come e quali condizioni detteranno le amministrazioni per garantire positive ricadute sul territorio. Le rinnovabili sono un’opportunità che non dobbiamo escludere a priori ma pianificare, programmare e, non  ultimo, saper gestire. Il biogas è una delle filiere per la produzione di metano partendo da materiali organici ricchi di zuccheri complessi (polisaccaridi) come l’amido mediante fermentazione degli stessi in assenza di ossigeno (fermentazione anaerobica). Il progetto d’impianto a  Buonconvento, come quello già in funzione nel Comune di Sovicille, utilizza il materiale vegetale derivato da colture agricole come mais, sorgo, triticale, loietto, oltre a paglia di cereali. E’ possibile però utilizzare anche lettiera e liquami provenienti da allevamenti, specialmente bovini, che viene utilizzato come starter. La taglia prevista – prosegue il presidente Coletta – è normalmente, come i casi in esame, appena al di sotto di 1 MWe (megawatt) di potenza installata. Tali impianti, per operare a regime, utilizzano da 40 a 45 tonnellate al giorno di materiale vegetale. Il gas prodotto viene aspirato e convogliato sotto pressione ad un motore endotermico, normale motore a cilindri e pistoni, di circa 1.000 kW di potenza che, bruciando il gas, aziona una dinamo che sviluppa energia elettrica, si parla di 8,2-8,5 milioni di kW/anno, che viene ceduta al Gestore della rete elettrica. Il motore come produzione secondaria produce acqua calda di raffreddamento, che può essere utilizzata per usi civili, agricoli, industriali. Tutto il processo avviene all’interno di 2 o 3 grosse campane (a seconda della tecnologia) a tenuta ermetica dove in quella a monte entra giornalmente il materiale vegetale finemente triturato e conservato nel tempo mediante insilamento in silos a terra.
 Questi impianti possono rappresentare, nell’ottica della multifunzionalità dell’azienda agricola, una opportunità di valorizzazione delle risorse,se pianificati e progettati valorizzando i benefici per la collettività e con la massima tutela per il paesaggio e dell’ambiente – conclude Coletta –, e il nostro apporto di professionisti qualificati vuole essere un contributo serio e non fazioso ad un dibattito che vede protagonisti amministratori locali, cittadini, imprenditori agricoli e associazioni ambientaliste».
 

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