SIENA – E così, giorno dopo giorno, quasi senza accorgerci, sono passati 25 anni di Impress. Un tempo lunghissimo e breve allo stesso tempo. La fine del secolo conteneva già i primi segnali del futuro che ci sarebbe accaduto. La rivoluzione tecnologica stava arrivando a stravolgere le nostre vite, in casa, a lavoro, nel nostro tempo libero.

Una delle preoccupazioni di quei primi giorni fu dotarsi di un telefono-fax, lo strumento più importante per comunicare. Ricordo che era nero, non troppo grande e ci sembrò avveniristico, sputava quei fogli di assurda carta chimica che con il tempo si sarebbero scoloriti. Era l’inizio della comunicazione effimera. La carta, quella di cellulosa, stava lasciando spazio a parole e immagini digitali.

In quel 1998, al cinema proiettavano “C’è post@ per te”, con Tom Hanks e Meg Ryan, in cui i due protagonisti diventano amici tramite la posta elettronica, e “The Truman show” con Jim Carrey che per primo raccontò la storia (inventata ma presagio di futuro) di un povero cristo adottato da un network televisivo per essere protagonista inconsapevole di uno show che fosse da intrattenimento per milioni di persone. Il cinema anticipava quel che ci sarebbe accaduto con l’avvento dei Social network. A noi sembrava ancora fantascienza e si continuava a comunicare via fax, floppy disck o telefono. I “fuori sacco” invece erano finiti da qualche tempo. Poi, appuntò arrivò la e-mail. Che rivoluzione.

Nel frattempo, cominciavamo a lavorare e il nostro lavoro veniva stampato. Il primo contratto di Impress, come ricordato da Anna Savelli e Orlando Pacchiani fu il service per “Il Campo di Siena”, con la redazione alla Costarella e l’uso per noi di una stanza bella e fredda con vista unica su piazza del Campo. Stampavamo il giornale, foto in bianco e nero si capisce, che usciva ogni giovedì. Lo chiudevamo il martedì, al termine di una maratona che era iniziata la mattina e poteva finire anche a notte. A impaginarlo Lello Ginanneschi, alla raccolta pubblicitaria la mitica Giulia Saracini, Emilio Sportoletti alla segreteria di redazione. Tra gli altri che ne fecero parte anche Andrea Marrucci e Katiuscia Vaselli. Fu un’avventura che produsse ottimi frutti. Il capo era Guido Parigi, gran giornalista che insegnò a noi tutti come a tanti prima e dopo. Un artigiano di giornali sopraffino, capace di creare notizie dove gli altri vedevano solo storie senza significato. Un’arte unica. E che aveva trasformato quella redazione in un luogo aperto di incontro e traffici politici che magari non producevano grandi risultati ma che ebbero il merito di insegnarci che la redazione di un giornale deve essere uno luogo aperto a chiunque, inclusivo. Uno spazio pubblico per il confronto e l’incontro dove nascono idee e si alimenta il dibattito pubblico. Insegnamento tanto più importante oggi che le redazioni sembrano quasi ovunque sparite e tutto sembra asfittico.

Noi, dicevo, lavoravamo e il nostro lavoro finiva stampato. Ricordo che uno dei primi fu l’ufficio stampa per il teatro del popolo di Rapolano Terme, che in quell’anno era tornato al suo antico splendore dopo anni di restauro. Per l’occasione stampammo il programma della stagione (grafica di Lello, naturalmente). L’apertura (mercoledì 11 novembre 1998) con la prima esecuzione assoluta di “Gnosi delle fanfole”, la raccolta poetica di Fosco Maraini messa in scena niente meno che da Massimo Altomare e da una giovane promessa del jazz, Stefano Bollani. Sono passati 25 anni e ho ancora in testa il suono di quelle parole fanfolose.

Un’altra stampa di quel periodo fu il bellissimo catalogo per la mostra di Claudio Maccari che ideammo per palazzo Chigi a San Quirico d’Orcia, “Di cotto e di crudo”. Claudio aveva dipinto il Palio nell’agosto di quell’anno vinto dal Nicchio, e alla inaugurazione, domenica 6 dicembre, arrivò tantissima gente e ospiti d’onore. Qualche giorno dopo uscì anche un articolo su Panorama. Avevamo fatto un bel lavoro, non c’è che dire.

Il 1999 si aprì con l’incarico di seguire l’ufficio stampa di un importante convegno a Buonconvento intitolato “La Francigena fra realtà medievale e ricostruzione moderna”. Venerdì 26 e sabato 27 febbraio al teatro dei Risorti si dettero appuntamento alcuni fra i maggiori esperti, da Gabriella Piccinni a Italo Moretti a Giovanni Cherubini.

Tutto a quel tempo ci sembrava vicino, raggiungibile, possibile. Stavamo costruendo giorno per giorno il nostro presente e il futuro, dando concretezza all’idea di una professione, la più bella del mondo, che ti permette di passare da un tema all’altro, da una storia a un’altra, che non ti fa mai rimanere fermo anche se sembri sempre nello stesso posto. Le cose, col tempo, cominciarono anche a farsi complicate, a volte difficili, pagamenti che non arrivavano, contratti con pochi spicci, spese sempre più alte, qualche rivalità qua e là. Ma abbiamo avuto la fortuna e la costanza di proseguire per la nostra strada, fedeli all’idea iniziale di portare il giornalismo là dove non era mai arrivato. È così domenica 1 ottobre del 2000 dalla Costarella ci trasferimmo a Costalpino e creammo una redazione tutta nostra. Dove tuttora si trova e lavora Impress.

Nel frattempo eravamo entrati, quasi senza accorgerci, nel nuovo Millennio. Il Novecento sparì alla svelta. Non ricordo quando smettemmo di mandare i comunicati stampa via fax ma ricordo che martedì 3 luglio del 2001 lanciammo il primo sito internet, www.agricultura.it, che oggi dopo tanti anni è uno dei più autorevoli giornali on line di settore con 130mila visualizzazioni mensili. Oltre al lavoro ordinario ci divertivamo a organizzare iniziative ed eventi curiosi, ricordo le cene in Giraffa (grazie a Lello) per promuovere la carne bovina, dopo la crisi della mucca pazza. Le chiamammo “Tutti pazzi per la mucca” e furono un successo. O la bellissima serata alla fattoria il Colle alle Ville di Corsano dell’amico Nicola Zanda per promuovere la Guida all’andar lento e le mostre della Galleria continua di San Gimignano, oggi una delle più influenti a livello mondiale. La chiamammo “Vieni a fare il maiale con noi” e ancora ricordo con affetto quel sabato 10 marzo 2001 e gli inviti personalizzati spediti via fax.

In questi anni abbiamo avuto tanti colleghi, molti diventati giornalisti grazie alle nostre attività, compagni di un viaggio che dopo 25 anni non vogliamo certo interrompere qui. C’è chi è stato con noi qualche mese, altri interi anni o addirittura un decennio. Tutti hanno contribuito al raggiungimento di questi traguardo. E a tutti va il nostro ringraziamento; così come un grazie lo dobbiamo ai tanti, tantissimi, che in questi anni ci hanno accordato la loro fiducia, assegnandoci un incarico che ogni volta abbiamo cercato di svolgere con la massima serietà e professionalità.

Non abbiamo mai perso la speranza, nemmeno quella volta che davanti al direttore della allora Banca di credito di Chianciano, di fronte alla nostra richiesta di contributo per il catalogo della mostra di Claudio Maccari ci rispose con un esplicito “..io ghiotto!”. Il contributo non lo avemmo, la mostra venne fatta lo stesso.

Auguri e lunga vita a Impress!

 

 

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