“Non abbiamo tamponi. Abbiamo solo mascherine e guanti. Ma nessuno presenta segni di coronavirus. Controlliamo i parametri vitali, temperatura, saturazione dell’ossigeno, regolarmente. Le patologie con cui mi devo confrontare sono altre: mal di testa, mal di denti, mal di schiena, stress psicologico.”

Caterina Ciufegni, 35 anni, è il medico di bordo della Alan Kurdi, la nave battente bandiera tedesca di proprietà della Ong Sea-Eye presente nel mare tra la Libia e l’Italia e ferma a largo di Trapani con a bordo 149 migranti. E’ originaria di Montepulciano (Si) ed è l’unica italiana a bordo. Dopo gli studi in medicina a Bologna si è trasferita in Germania, a Berlino, per specializzarsi in medicina interna. Dei 149 migranti salvati più della metà vengono dal Bangladesh, poi dal Marocco, Algeria, Sudan, Chad, Somalia, Gana, Guinea. Non ci sono bambini, ma ci sono minorenni. Le donne sono due, nessuna delle quali è incinta. Le chiediamo se i migranti sono informati che l’Europa è in lockdown per il coronavirus: “Sanno benissimo che c’è una pandemia. – taglia corto –  ma stanno scappando dalla Libia, non stanno venendo in vacanza. In Libia c’è una guerra.”  Caterina Ciufegni non si è trovata per caso a bordo della Alan Kurdi, perché sembra essere molto determinata nel voler vivere questo tipo di esperienza: “Un anno fa ho deciso di voler partecipare a una missione, ho provato con Mediterranea, poi ho deciso di approfittare del fatto che parlo tedesco e ho scritto a Sea-Eye. Sono partita la prima volta a dicembre, e nonostante le difficoltà e la durezza del lavoro non ho potuto fare a meno di tornare.” E poi spiega di come sia avvenuto il salvataggio. “Li abbiamo salvati in acque internazionali, nella zona SAR libica. Erano due imbarcazioni, entrambe piccole, di legno, con troppe persone a bordo. Durante il primo salvataggio è arrivata la milizia libica che ovviamente ci ha intimato di fermarci, ma le persone hanno iniziato a tuffarsi in mare. La milizia si è arresa e siamo riusciti a salvarli tutti. La seconda imbarcazione aveva chiamato Alarm Phone perché erano in distress.” L’equipaggio della Alan Kurdi è composto da 17 persone, compreso il comandante, la nave è salpata dalla Spagna circa due settimane fa. “I membri dell’equipaggio sono persone fantastiche, – dice Ciufegni – ne conoscevo solo tre perché erano nella stessa missione di dicembre. Per metà sono volontarie per metà sono professionisti del mare”. Proviamo a chiederle cosa l’abbia spinta in una esperienza così forte: “Il perché lo faccio è difficile da spiegare. È qualcosa che sentivo di dover fare, non credo di essere in grado di riassumere in poche parole quali siano i miei sentimenti. Forse dovreste parlare con amici e parenti.” Le giornate a bordo iniziano alle 7.30 e terminano alle 21.30. “Si dorme poco, si vive in uno spazio ridotto per giorni, e ogni giorno sembrano due.” I migranti raccolti nel Mediterraneo saranno trasbordati su una nave più grande, equipaggiata con personale medico della Croce Rossa, in grado di consentire loro di fare la quarantena. Così prevede il decreto firmato dal capo della Protezione Civile Angelo Borrelli domenica scorsa. “Preferirei evitare di parlare di politica, direi che non è il mio campo. – aggiunge il giovane medico – In questo momento sono contenta che l’Italia nonostante la situazione drammatica dovuta al coronavirus ci stia aiutando”. “Sono perfettamente consapevole che ci sono persone che ci odiano, – conclude – ma l’unica cosa che posso dire è che mi dispiace per loro, per la loro ottusità. Possono insultarmi, non mi interessa. Mi interessano di più i messaggi di chi ci sostiene”.

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