Dopo il restauro, il Crocifisso ricollocato in Duomo, foto Antonio Quattrone, courtesy OperabIl Duomo di Firenze si riappropria del monumentale Crocifisso ligneo policromo del celebre scultore e architetto Benedetto da Maiano. L’opera torna al suo posto, sull’altare maggiore, dopo circa quattro anni di restauro eseguito su proposta del Cardinale Giuseppe Betori. E sarà proprio il Cardinale a svelare il Crocifisso restaurato durante la solenne liturgia del Venerdì Santo (18 aprile, ore 17.00), quando tre volte pronuncerà le parole “Ecce lignum crucis”.

L’antica policromia torna alla luce L’intensa umanità della figura di Cristo torna a essere visibile dopo che per un secolo e mezzo era stata oscurata da uno spesso strato di ridipintura a finto bronzo, probabilmente applicata da un maestro ottocentesco, Giovanni Duprè, di cui sono documentati alcuni interventi sull’opera. L’obiettivo del restauro era quello di scoprire se esistesse ancora l’antica policromia sotto la ridipintura ottocentesca e in tal caso se fosse possibile recuperarla. Le numerose indagini diagnostiche eseguite sul Crocifisso hanno confermato l’esistenza di una policromia a carattere naturalistico e i successivi saggi effettuati sulla scultura hanno convinto sull’opportunità di intervenire. «Il lavoro di rimozione dello strato di finto bronzo è stato lungo e molto delicato – afferma Laura Speranza, direttore del settore restauro sculture lignee policrome dell’Opificio – ma via via che avanzava la splendida scultura riacquistava, con il recupero dei colori naturalistici, i suoi valori plastici, con una anatomia perfetta, con la muscolatura descritta morbidamente che ben si adatta alle caratteristiche di Cristo secondo quanto asseriva Savonarola: ”il dolce et bon Jesu era di nobile complessione, et tenera, et delicata, et molto sensibile».

Dallo studio 3D la scoperta del perizoma azzurro La rimozione della ridipintura ha portato alla luce anche le reali dimensioni del perduto perizoma che doveva essere di tessuto azzurro, come hanno rivelato alcune tracce di colore sul legno e un filo rimasto impigliato in un chiodino. Quello ottocentesco era cortissimo, poco più di una fascia mossa di tessuto, mentre il perizoma quattrocentesco doveva ricoprire tutta la parte superiore della coscia. Dopo lo studio di altri Crocifissi di Benedetto da Maiano,  in cui questo indumento tessile è ancora conservato, e varie prove su un modello 3D,appositamente realizzato, i restauratori hanno panneggiato un nuovo perizoma in tessuto di misto lino, tinto d’azzurro e trattato con una specifica resina che permette di mantenere la forma dei panneggi e di rendere meno ricettiva alla polvere la stoffa.

Durante il restauro, il Crocifisso di Benedetto da Maiano è stato sostituito con un altro, opera di un artista anonimo del XV secolo. Si tratta del Crocifisso che anticamente era collocato sull’altare maggiore della Cattedrale prima di quello di Benedetto da Maiano.  La scultura entrerà a far parte della collezione del nuovo Museo  dell’Opera.

 

 

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