Riceviamo e, volentieri, pubblichiamo questo intervento di Alessandro Starnini, già presidente della Provincia di Siena (1990-99) e poi consigliere regionale per i Ds. La sua è stata una posizione nel tempo sempre più critica verso il Partito da cui proviene. Questo intervento conferma il malessere. Lo consideriamo un buono spunto di riflessione per l’anno che ci aspetta. Buon 2017 a tutti noi. A Siena, soprattutto. (M.T.)

di Alessandro Starnini

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Alessandro Starnini

“Veleni nel Pd” titolano i giornali, ma il Pd non esiste, ridotto da tempo a un magma confuso di “Srl” pressoché privatizzate e impegnate a conquistare posizioni di potere una contro l’altra, mentre i problemi e il governo della comunità diventano sempre più corollario e tema secondario o, nella migliore delle ipotesi, strumentali ad altro.

Si dice che bisogna abbattere delle “filiere di potere” (si badi bene che sono sempre e comunque quelle degli altri), compresa l’Università o l’Ospedale che richiederebbero ben altro approccio; oppure si sta acquattati a coltivare il proprio “consenso societario” che può tornare utile alla prossima battaglia politica o amministrativa. Sarò ingeneroso, ma questo è il tratto prevalente e comunque percepito del Partito Democratico, probabilmente in Italia e di certo a Siena.

E’ tutto questo che ormai è vecchio, ha stancato tutti, ma sopratutto non ha più nulla a che vedere con la cura degli interessi generali della città e delle nostre comunità.

Ora stanno per iniziare le danze per le candidature al parlamento, in un sotterraneo e frenetico gioco di calcoli e ipotesi senza alcun disegno o idea per stabilire dei rapporti fruttuosi e virtuosi con il livello nazionale, Governo in primis. E soprattutto senza alcuna valutazione sulle capacità di saper costruire nuovi e indispensabili progetti e rapporti di cui Siena ha la massima e urgente necessità.

Diciamolo chiaro: questo Pd, senza nemmeno considerare i pesanti limiti del recente passato, non è in grado di essere davvero utile agli interessi generali di Siena cosi come, invece, lo è stata la sinistra e non solo, nell’arco di quasi 100 anni nel corso dei quali ha costruito benessere per la collettività e una classe dirigente di livello elevato (aspetto giustamente sottolineato in questi giorni). Sì, quasi 100 anni, perché la rottamazione ha risposto a un bisogno fisiologico di energie nuove, ma chi vuole cancellare la storia fa un errore drammatico.

Siena, oggi, ha un estremo bisogno di grandi forze politiche che costruiscano una fase davvero nuova, forze politiche, che non potranno in alcun modo essere quelle del passato, ma che comunque si comportino come tali e non come un magma confuso di “Srl” private. Per il Pd è l’ultima chiamata: o rinascere e ricostruirsi con tratti decisamente diversi dal passato o meritarsi la sconfitta e la marginalizzazione.

Senza una rinascita reale una parte rilevante di iscritti ed elettori troverà altre strade, a Siena certamente, per contribuire alla propria comunità; strade magari fragili e un po’ illusorie, ma comprensibili e per diversi aspetti inevitabili.

E allora, da semplice iscritto, suggerisco:

1) Chi sarà chiamato a guidare il Pd a Siena, deve essere libero dai legami con i gravi limiti del passato. Chi questi legami li ha avuti o, addirittura, li mantiene, deve comprendere che quel tempo è finito. Chi guiderà il Pd dovrà essere più forte delle sue componenti perché prima viene la Città, la cura e la funzione della comunità di iscritti ed elettori.

2) Il Pd è un partito plurale, per statuto, sembra che questo aspetto sia stato rimosso, perciò deve coinvolgere tutti nella sua guida e, di conseguenza, nelle responsabilità.

3) Ci vuole una classe dirigente di giovani o diversamente giovani, purché dotati di “sana e robusta costituzione… politica “, provando a raccogliere e coinvolgere tutte le energie migliori, guardando agli iscritti, ma anche a tutti coloro che hanno voglia di impegnarsi per la città e che la tessera per il momento preferiscono non prenderla.

4) Basta con la litania recitata dei soliti temi “università, biotecnologie, cultura, etc…”, c’è la necessita di costruire uno scenario nuovo, non di recitare male un copione scontato. Cioè individuare gli obiettivi, stabilire le tappe, provare a raggiungerli nel concreto e difficile percorso del lavoro politico e di governo. Non ci possiamo accontentare di buoni manutentori dell’esistente, servono visione e concretezza di governo oppure il declino sarà inevitabile.

4 ) Il nostro posto in Toscana è quello di una città leader nella parte della regione che ci interessa, il sud est, oggi va riaffermato perché a Firenze non lo vedono. Per fare questo serve una piattaforma aggiornata da presentare al Governo e alla Regione.

6) La ricostruzione del campo del centro sinistra, largo e civico, e alla fine un candidato sindaco che sia la personalità migliore anche se non dovesse avere la tessera del Pd.

7) Siena riprenda in mano la sua Fondazione: nessuna chiusura all’interno delle mura, fonte di tante disgrazie, ma neppure ostilità preconcette come quelle di chi attualmente la presiede.

8) Per Mps non è affatto finita; come ben sappiamo dal futuro dell’azienda dipende ancora molto del reddito e del lavoro in questo territorio. Sarà un cammino lungo, tocchiamo con mano la dimensione del problema che abbiamo di fronte, riguarda l’Europa, i limiti dell’Unione, la necessità di una fase nuova, il futuro del sistema bancario. In tutto questo va affermata la capacità di dire, con intelligenza, la nostra.

8) Siamo all’inizio di una fase di critica e correzione della “globalizzazione”, si intrecciano opportunità e gravissimi problemi (gli esclusi, i perdenti, la mercificazione delle cultura e dei consumi culturali, la concentrazione di tutto nelle grandi aree metropolitane compresi i guai che essa determina). Il punto è che non si governa una comunità, anche piccola come la nostra, senza un bagaglio di riflessione che ci indichi una via da seguire specie per la sinistra che non può non essere cambiamento, modernità per la giustizia e per l’uguaglianza.

Di fronte a questi spunti, solo spunti, qualcuno mi dirà che la butto in politica, rispondo che è proprio di questo che c’è bisogno.

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