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FIRENZE – Case di comunità, ospedali di comunità e centrali operative territoriali.

La nuova assistenza sanitaria sul territorio ruota attorno a questi tre pilastri e, in Toscana, Regione e sindacati confederali dei pensionati hanno dato vita da tre mesi ad un vero laboratorio di ascolto e di lavoro condiviso: un modo per mettere in ordine dati, informazioni, commenti sui nuovi servizi offerti laddove già operativi, ma anche per dare valore alle storie e alle esperienze raccolte e tracciare con maggiore chiarezza le priorità su cui concentrare l’attenzione e l’impegno nei prossimi mesi.

Tra maggio e giugno volontari hanno avuto l’opportunità di vivere e sperimentare in prima persona come funziona, nella pratica, il nuovo modello di assistenza territoriale, che andrà a regime con l’ultimazione di case e ospedali di comunità.

Assieme al Laboratorio Mes della Scuola Sant’Anna di Pisa, ai referenti delle tre Asl e alla direzione dell’assessorato, rappresentata dalla dirigente Monica Marini, si è fatto un primo punto con la presenza anche dell’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini.

Dalle settanta schede di valutazione emergono elementi positivi ma anche aspetti da migliorare: personale a volte ancora inferiore a quello necessario, specialisti da accrescere nel numero, orari e servizi da ampliare e spazi in alcuni casi condizionati dai cantieri ancora in corso. Si conferma un buono sviluppo degli ospedali di comunità, mentre per le case di comunità il quadro è ancora in evoluzione, con situazioni non del tutto omogenee ma spunti interessanti su cui continuare a lavorare. Anche per le centrali operative territoriali ci sono osservazioni utili da raccogliere e approfondire.

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