SIENA – Risate di Gioia’ venerdì 12 gennaio al Teatro dei Rinnovati. «Ci facciamo trasportare nel teatro di ieri, cuore pulsante della società, vicino ma già lontanissimo».

A parlare è Elena Bucci, regista e in scena con Marco Sgrosso, racconta il leit motiv di questo spettacolo, una séquelle di ‘Storie di Gente di Teatro’. «Gli artisti del passato, una comunità girovaga e vitale, cialtrona e appassionata, ci conducono per mano tra camerini, palcoscenici, alberghi e trattorie – racconta l’attrice -, ci fanno incontrare primi attori, mattatori, primedonne, servette, generici, portaceste, suggeritori, fino ad arrivare alle luci del varietà, ai set del cinema e della televisione. Entriamo in un mondo dove il legame tra il pubblico e la gente di teatro è forte, dove sono illuminate le sue più antiche radici».

Come erano gli spettacoli del passato e risuonavano le voci? Come erano i gesti, le prove, le fatiche e il fascino del teatro di un tempo? E il pubblico? In queste e altre domande, è racchiuso il senso di questo lavoro con una trama tutta sua. La notte di Capodanno, in un teatro abbandonato, due attori senza nome e senza successo, innamorati del loro mestiere pur essendo solo due ‘comparsoni’ tra centinaia di altri, rimangono stregati. Immaginano di sentire bisbigli e sussurri di chi passò prima di loro. Alcuni antenati appaiono e se ne vanno, altri si fermano. Artiste e artisti di ieri, famosi e dimenticati, girovaghi e vitali, idealisti e cialtroni, raffinati e appassionati, ci conducono tra camerini e palcoscenici di Ottocento e Novecento, sfiorando le luci del varietà fino ad affacciarsi al cinema.

Il progetto è sostenuto da studi e ricerche: biografie e autobiografie, lettere e memorie di gente di teatro, emergono le radici di un’arte al centro della vita sociale, culturale e politica delle comunità. Entriamo in un mondo dove il legame tra il pubblico e la gente di teatro è forte.
«Una delle immagini che ci guida è quella della scena finale di Risate di gioia di Mario Monicelli – continua la regista -: film meraviglioso e sfortunato al botteghino, ci tramanda i volti di Anna Magnani e Totò, per un’unica volta insieme. Sono Gioia Fabbricotta, Tortorella, e Umberto Pennazzuto, Infortunio, due ‘comparsoni’, scalognati, generici senza fortuna, addobbati con lustrini, frac e pagliette: continuano a sognare la gloria e l’arte. La maschera di Anna Magnani porta i segni della tragedia greca e del varietà, quella di Totò ricorda i comici dell’arte e un surreale e sghembo fool. Interpretano qualsiasi cosa, rendendola sorprendente, nuova e allo stesso tempo antica. ‘Sono gli attori’, come dice con un sospiro Monicelli, ‘sono quelli che capiscono e lo sanno fa’». Ed ancora. Tra le ombre, il Principe de Curtis quasi cieco e Anna Magnani con la sua pelliccetta sussurrano: lui, ‘Signori, signori! Noi siamo degli artisti, sa?!’; e lei, come nel finale del film Roma, ‘A Federì… nun me fido!’.

«Siamo in un teatro addormentato che assomiglia a quello, chiuso da decenni, nel quale siamo entrati molti anni fa restando incantati — conclude la regista -. Nonostante la corsa veloce del nostro tempo, i silenzi spesso sovrastati dalle urla, basta guardare sotto la superficie per ritrovare intatta, come allora, la potenza del teatro, che trasforma e rivela. Cerchiamo suono, immagini e incanto di un patrimonio della tradizione che dimostra intatta la sua sovversiva vitalità». Inizio spettacolo ore 21. Si replica il 13 e, ore 17, il 14 gennaio.
La stagiore Metaversi dei Teatri di Siena continua il 19, 20 e 21 gennaio con ‘La signora del martedì’; nel cast, Giuliana De Sio e Alessandro Haber, di Massimo Carlotto, regia Pierpaolo Sepe.

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