FIRENZE – Volano i prezzi di elettricità e gas, in Usa come in Europa sono ai massimi. Intanto il Governo studia come mitigare l’aumento autunnale delle bollette e cerca di mettere insieme le risorse. Ma in attesa di un eventuale decreto, che potrebbe tagliare via metà dell’aumento, è certo che il rincaro dell’energia non sarà inferiore al 20% e che potrebbe arrivare, come inizialmente annunciato, fino al 40%.

A sottolinearlo in una nota è Tni Italia. «E’ una nuova tegola che si abbatte sulle imprese della ristorazione, che nel corso del 2020 hanno perso in Toscana mediamente il 65% di fatturato, al quale è seguito un -50% nel primo semestre del 2021», afferma Franco Sagliocco, segretario regionale di Tni Italia intervenendo al Tni Day in corso di svolgimento alla tenuta Ruffino di Poggio Casciano (Bagno a Ripoli). «Durante la pandemia abbiamo subito restrizioni per oltre un anno. Tanti, troppi imprenditori del mondo Horeca – prosegue il segretario toscano – non ce l’hanno fatta, hanno chiuso l’attività per sempre. Altri si sono reinventati. Ma con questa nuova stangata in arrivo, centinaia di aziende rischiano di non arrivare alla fine dell’anno. I costi dell’energia, infatti – sottolinea – rappresentano circa il 10% dei costi totali annui. Per un ristorante che fattura 500mila euro l’anno, la spesa annua è attualmente di circa 15mila euro l’anno e quindi, con il rincaro del 40%, salirebbe in un anno a 21mila euro. Un costo insostenibile visto che ancora i turisti extraeuropei non sono tornati e i ristoranti lavorano al 30% in meno dei coperti a causa del distanziamento imposto dai protocolli di sicurezza. E se le aziende chiudono o non lavorano, si perdono posti di lavoro».
La crisi del settore
La crisi del settore ristorazione è evidente anche considerando infatti gli avviamenti al lavoro in Toscana. Secondo i dati diffusi da Irpet,  relativi al primo trimestre 2021, sono proprio alberghi e ristoranti ad assumere meno rispetto allo stesso periodo 2020: -61,4%, con 14mila contatti in meno. Nel primo trimestre 2019 gli avviamenti al lavoro nel settore alberghiero e della ristorazione erano stati, a livello regionale, 36.409. Nell’anno successivo, tra gennaio e marzo, quando gli effetti della pandemia si erano fatti sentire, si è scesi a 23.549. Nel primo trimestre 2021 il crollo a 9.107 contratti. Così, alla flessione di oltre il 35% degli avviamenti al lavoro del 2020 sul 2019, si è aggiunto il crollo del 61,4% del 2021 sul 2020.  «Alla Regione Toscana e al governo chiediamo che per il 2022 venga rimodulata la pressione fiscale con un intervento a 360 gradi superando più possibile gli attuali troppi vincoli burocratici; l’abbassamento di aliquote Iva e accise, l’eliminazione degli oneri di riscossione e more e il superamento dell’IRAP, con la possibilità di destinarla come contributo in bolletta per le imprese».
Articolo precedenteFirenze per le api, a Villa Favard installato un nuovo apiario per tutelare la biodiversità
Articolo successivoMps, presidi dei lavoratori a Siena, Milano, Roma e Bari in occasione dello sciopero nazionale