Il cardinale insieme al Papa
Tempo lettura: 2 minuti

SIENA – Non è uomo da riflettori. Non lo era prima, quando andava per le strade dei quartieri meno abbienti di Roma, non è lo è adesso, da presidente della Conferenza episcopale toscane, nonché forte di un rapporto di lunga data con Papa Prevost.

Però per Augusto Paolo Lojudice le prese di posizione non hanno mai rappresentato un problema. Ne ha dato riprova negli ultimi giorni, parlando di temi lontani e vicini. A partire, guardando ai fatti più recenti, dal bombardamento americano in Nigeria. Azione che il presidente Donald Trump ha giustificato con la volontà di difendere i cristiani. “Non è così. Sono considerazioni che non riflettono la realtà sul campo”, ha detto il cardinale interpellato da La Stampa: “Bombardare non li aiuta ma finisce per metterli in pericolo. La violenza semina altra violenza. Dobbiamo disabituarci alla guerra”, ha quindi aggiunto.

Lo stesso si potrebbe dire della legge sul fine vita, varata dalla Toscana, in una via fino allora mai percorsa da nessuna Regione. “Ci è sembrato che questo provvedimento volesse colmare una lacuna o volesse diventare un’accelerazione rispetto alle leggi stesse che appunto una Repubblica o un Parlamento devono emanare”, ha affermato l’arcivescovo di Siena, auspicando un ritorno al dibattito parlamentare.

Alla “tirata di orecchie” al governatore Eugenio Giani fa da contraltare un plauso allo stesso presidente regionale. A Lojudice la norma toscana sul reddito di inclusione, in funzione da febbraio, è piaciuta: “Non dobbiamo e non possiamo dimenticarci chi per una serie di ragioni si trova in svantaggio rispetto ad altri. L’attenzione è proprio quella, di partire da chi ha più difficoltà”. Gli stessi attori si potrebbero ritrovare di fronte a breve. I vescovi toscani alcune settimane fa hanno approvato un documento dal titolo “Proposte di interventi su lavoro, ambiente e welfare per la regione Toscana”. Giani ha chiesto un incontro al cardinale, che parlando alla Rai ha detto di essere preoccupato per “l’abbassamento vertiginoso della partecipazione al voto”.

Un aspetto che ha contraddistinto anche le ultime elezioni regionali in un anno segnato, dal punto di vista religioso, dal Giubileo. Il cardinale ieri, con la funzione eucaristica a Chiusi, ha determinato la conclusione. Il giorno primo lo aveva fatto a Siena. “Il Giubileo si chiude, ma la speranza rimane”, ha detto nell’omelia. Poi in mezzo a tanti passaggi legati alle più profonde tematiche cristiane, ha piazzato messaggi di “vita vera”.

A partire dal lavoro, come la questione Beko, che lo ha visto in prima fila per tutta la vertenza: “La speranza continua continueremo a batterci perché chi resta senza lavoro possa trovarne uno nuovo”. Infine un appello alla pace, con la preghiera per “le terre martoriate dalle guerre” e l’invito a essere “non spettatori, ma testimoni”, “non fuggitivi, ma custodi di speranza”.

Segui le nostre news sul canale WhatsApp
CLICCA QUI

Per continuare a rimanere sempre aggiornato
Iscriviti al nostro canale e invita