La notizia «Ci abbiamo provato a fare una moschea a Firenze. Ci siamo anche interessati a trovare un terreno ma poi alla fine ogni soluzione che provavamo a cercare, alla fine non andava a buon fine». Con queste parole, ospite negli studi di ‘Italia 7’, il sindaco Dario Nardella ha stoppato la volontà dell’imam Izzedin Elzir, di arrivare ad avere una moschea a disposizione della comunità islamica.

L’imam: Intanto a Sesto Fiorentino è stato firmato da parte del sindaco Lorenzo Falchi, del rettore dell’Università di Firenze, Luigi Dei, e del cardinale di Firenze, Giuseppe Betori, un protocollo di intesa per la costruzione di un centro islamico proprio a Sesto Fiorentino su un terreno messo a disposizione dell’Arcidiocesi di Firenze.

Il commento dei ragazzi Lucia: «Io non ne so tanto degli islamici, forse sono un pochino in difficoltà, se ne sapessi di più potrei parlare ma sinceramente ne so poco. Magari ho visto che alcuni di loro sono parecchio permalosi! ‘Un si po’ fa’ una battuta!» Samanta: «La vedo una cosa positiva! Così tutti possono professare la propria religione. E poi se anche io potessi conoscere un po’ di questa gente sarebbe bello! Ma infatti Papa Francesco sta anche dalla parte dei bambini, non solo quelli della sua religione, ma di tutti quindi anche dei bambini islamici. Io sono d’accordo a dar loro spazio». Franco: «Può essere una cosa positiva, siamo tutti in qualche modo fratelli. Cristiani, islamici, atei, tutti. Io sono a favore di un discorso di integrazione, ma sì, perché io a scuola, da piccino, avevo un bambino argentino, ad esempio, e ora ‘un lo vedo più da una vita. Lo dico ricollegandomi ai posti diversi da cui si viene o alle religioni diverse che si segue, il mondo va avanti». Samanta: «All’inizio io mi vergogno sempre quando conosco una persona, anche se son curiosa. All’inizio ‘un ci voglio nemmeno parlare, poi però ci voglio parlare». Franco: «Quella all’inizio è diffidenza Samanta. Quindi la maniera migliore è essere meno diffidenti e oggi bisogna esserlo meno anche nei confronti di chi ha usi e costumi diversi». Chiara: «Dice bene Papa Francesco». Franco: «E’ giusto quello che dice Betori a proposito di Papa Francesco nel senso che è bene che si provi a dialogare fra le religioni, è quello che si fa anche noi al nostro Centro». Lucia: «Io direi una cosa: io son felice che ogni tanto ci siano dei passi lenti verso una possibile integrazione religiosa. Ci sono degli ambiti in cui per raggiungere una integrazione occorre fare ancora tanta strada». Franco: «Sì, Lucia, passi lenti, Lucia, purché siano passi e non rimangano parole». Samanta: «Insieme, nel senso di uniti». Silvia: «A me piace il fatto che le persone diverse trovino cose in comune da vivere».

Come Centro L.I.N.A.R. in generale possiamo dire che siamo molto favorevoli alla realizzazione di spazi in cui si possa professare la religione, qualunque essa sia. Ognuno la propria, certamente, nel rispetto degli altri, cercando punti in comune anziché motivi di divisione. L’importante è capire chi siamo come persone, non tanto distinguerci fra chi ha un Credo o un altro e nemmeno fra chi ha una filosofia o è ateo. Quel che conta è stare un po’ meglio tutti nelle relazioni che intercorrono tra di noi, visto che sulla Terra ci siamo tutti. La consapevolezza che dovrebbe unirci, come individui, è che siamo tutti diversi, e che semmai dovremmo trovare delle ragioni (anche all’interno delle religioni) per avere delle cose in comune. E anche dei valori in comune.

 

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