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SIENA – Il rompete le righe ci sarà il 2 luglio, a Siena non proprio un giorno qualsiasi. Così, mentre gli occhi saranno tutti in piazza del Campo per il Palio, il Mef avrà di nuovo la possibilità di vendere azioni di Mps.

E gli analisti sono concordi che non appena i 90 giorni di lockout scadranno, da via XX settembre partirà il via libera ad abbassare ulteriormente la quota ministeriale, oggi attestata al 26,7%. Valore che al momento lo rende d fatto il secondo azionista dietro ai fondi stranieri, primi con il 27%. A seguire Vanguard, società di consulenza di investimenti americana, con il 2,5%, poi i fondi Mediolanum e la Banca centrale norvegese, con l’1,5%, Anima (1%), Compagnia San Paolo, Fondazione Mps, Fondazione Cariplo e Eurizon, tutte con le 0,4%.

Fermo restando l’impegno con l’Europa di liberarsi della dotazione azionaria entro la fine del 2024, resta il nodo di chi se ne farà carico. I nomi che girano sono sempre gli stessi: Unicredit, Bpm, Bper. Ognuno porta con sè delle ragioni valide, ma al tempo stesso nessuno finora ha dato veri segnali di apertura. Anzi. Se da una parte il ministro Giancarlo Giorgetti si è detto convinto che questo matrimonio quest’anno si farà, magari spinto dal possibile ritorno della vendita delle quote (al valore delle azione registrato ieri si tratta di 1,7 miliardi. Quindi 3,3 sommati agli 1,6 già incassati), dall’altra c’è un fronte compatto nel sostenere che lo Stato non si possa sfilare.

Qualcuno poi è addirittura convinto che Montepaschi possa far da sola. Il capitale non manca: il Cet1 al 18,1% è tra più alti in Europa. Insomma, qualunque sia il destino, si tratta da pari a pari. Un anno e mezzo fa anche solo ipotizzarlo, era un azzardo.

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