caporalatoFa ancora discutere il caso di caporalato denunciato nei giorni scorsi a Prato che ha visto arresti e fermi precauzionali per sfruttamento del lavoro in particolare nel territorio del Chianti. Sul tema nelle scorse ore è intervenuto prima il governo, con il via libera definitivo della Camera alla nuova legge contro il caporalato, e poi il governatore della Toscana, Enrico Rossi. «Quando sono stato ascoltato in Senato a nome di tutte le regioni italiane avevo sollevato un tema che mi pareva cruciale: se davvero vogliamo combattere il fenomeno bisogna chiamare in causa il datore di lavoro non solo sotto l’aspetto penale ma soprattutto sotto l’aspetto amministrativo – ha sottolineato il presidente della Toscana – Per questo mi sono rivolto alla comunità Europea, e ho avuto l’assenso, a fare in modo che il datore di lavoro che è consapevole, laddove vengono scoperte queste forme di sfruttamento, laddove c’è il caporalato, sia escluso dai bandi e dai fondi agricoli da parte dell’Europa. Questo secondo me sarebbe un deterrente forte. Noi in Toscana abbiamo già fatto una proposta di legge approvata in Consiglio regionale, adesso stiamo guardando alla sua applicazione e stiamo discutendo se l’applicazione può avvenire prima, cioè una specie di sospensione cautelativa, oppure se l’applicazione deve avvenire a sentenza penale che è entrata in esecuzione».

Rossi: «Si dà per scontato che non ci debba più esserci dignità» «Ciò che è stupefacente col caporalato ma penso anche a tutto il problema con le manifatture cinesi, è che ormai si dà per scontato che non ci debba più esserci dignità, rispetto e regole per il lavoro – ha aggiunto Rossi -E quindi riaffermare fra le forze sociali e nelle istituzioni un impegno forte contro gli abusi e contro lo sfruttamento brutale come in questi casi, non è facile, però alla fine trovo che c’è ancora una sensibilità. Le stessi associazioni di categoria nel mondo dell’agricoltura hanno reagito positivamente alle mie proposte. La prima proposta di legge fatta dal governo invece riguardava soltanto le azioni di contrasto e di inasprimento delle pene verso il caporalato. Questi signori se gli inasprisci le pene, e se gli sequestri anche i beni, non è che siano così preoccupati. Sono persone che già vivono in una condizione di illegalità».

Biffoni: «Nuova legge è segno di una volontà forte di difendere la legalità» Sullo stesso argomento è intervenuto anche il sindaco di Prato e, delegato Anci all’Immigrazione, Matteo Biffoni, commentando il via libera definitivo della Camera alla nuova legge contro il caporalato voluta dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina. «La nuova legge contro il caporalato è segno di una volontà forte di difendere la legalità, la dignità dei lavoratori, la concorrenza leale per un mercato sano – ha evidenziato Biffoni – Non possiamo tollerare che nei nostri territori ci siano schiavi nei campi e nelle aziende, e provvedimenti come la confisca dei beni sono strumenti utili per salvaguardare i lavoratori, soprattutto le fasce di popolazione più debole, e per tutelare le tante, tantissime aziende italiane che lavorano con correttezza rispettando la legge e la dignità delle persone. Le vittime del caporalato sono soprattutto le fasce di popolazione più povere e indifese – ha aggiunto Biffoni – e tra queste tante volte le vittime sono migranti e richiedenti asilo: l’istituzione del reato di caporalato e l’estensione del Fondo antitratta alle vittime sono atti di civiltà. L’eccellenza della produzione enogastronomica italiana deve essere difesa dalla vergogna del caporalato».

Sting a colloquio con i Magistrati Nella giornata di ieri, inoltre, i legali di Sting, Vittorio Chierroni e Simone Nocentini, hanno diffuso una nota stampa per dichiarare la «totale estraneità» del loro assistito «a qualunque ipotesi di reato o anche di minima scorrettezza. Qualunque affermazione o insinuazione su di un presunto coinvolgimento penale del signor Sting nelle indagini – si legge ancora risulterebbe – pertanto destituito di ogni fondamento e gravemente lesiva della sua reputazione». Il nome del celebre cantante e della sua tenuta “Il Palagio” erano finito nell’inchiesta sul caporalato scoperto in Toscana nei giorni scorsi e ieri Sting ha incontrato i Magistrati a Prato. La tenuta il Palagio, «si era limitata ad affittare alcuni appezzamenti di terreni a società della famiglia Coli, per l’effettuazione di attività agricola». A ribadirlo è la Procura di Prato.

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