Nel 2006 fu coniato lo slogan La Toscana non è terra di mafia ma la mafia c’è, nel 2018 fu aggiornato con il più crudo La Toscana è terra di criminalità organizzata ed è in parte colonizzata dalla mafia’; oggi, nel 2019, lo slogan è diventato La Toscana rischia di essere divorata dalla mafia in silenzio’. Sono queste le considerazioni della Fondazione Antonino Caponnetto che a Firenze, insieme al sostituto procuratore nazionale antimafia Cesare Sirignano, ha illustrato la situazione della presenza della mafia in Italia e in Toscana.

“Nel 2020 – secondo la Fondazione Caponnetto – i temi da toccare in Toscana dovranno essere quelli legati all’agromafia con una attenzione ai mercati, in primis di Firenze; c’è poi la questione della zoomafia, quella sempre attuale dei rifiuti, dei traffici di droga nei porti con una attenzione su Livorno ed altri porti minori. Infine la mafia nigeriana, quella cinese, l’albanese, le mafie italiane e le acquisizioni commerciali”.

In particolare dall’analisi presentata dalla Fondazione emerge come a Firenze i gruppi criminali nigeriani controllino già due aree trasformate in piazze di spaccio quali le Cascine e la fortezza con una espansione probabile alla Stazione di Santa Maria Novella. In relazione alla mafia cinese, che è storicamente presente sul territorio toscano con tanto di sentenza di cassazione, si assiste ad una sottovalutazione del fenomeno che sembra caduto nel dimenticatoio, ma non “va dimenticato – ammonisce il rapporto – che la mafia cinese del triangolo Firenze- Prato – Osmannoro comanda in Italia ed in parte dell’Europa”. In generale poi si registra una presenza invasiva, oltre ai sempre presenti gruppi italiani, della mafia albanese. “Nel 2020 – spiega la Fondazione – occorrerà seguire con maggiore attenzione le acquisizioni commerciali a Firenze. Da nostre stime visive un buon 60% sono da verificare in merito al riciclaggio di denaro sporco”. Il porto di Livorno, ma non solo, sarà un osservato speciale nel 2020. “E’ mai possibile che si abbia paura ad affrontare la questione che se un porto è usato per i traffici internazionali di droga significa che è in parte controllato dall’organizzazione criminale (‘ndrangheta) che lo usa per non mettere a rischio il proprio investimento”.
Il 2020 sarà l’anno in cui si verificherà l’effettiva volontà di combattere la mafia. “Il 2019 ha visto la messa in discussione, de facto, del doppio binario e l’avanzata culturale dei pro mafia – continua l’analisi della Fondazione Caponnetto – Situazione bilanciata dall’ultima operazione della procura di Catanzaro che ha colpito i clan calabresi in modo duro. Il doppio binario è stato messo in discussione con la sentenza della Cedu sull’ergastolo ostativo e la successiva sentenza della Corte Costituzionale sui permessi premio che hanno aperto la prima breccia nella nostra legislazione, ridando voce a chi intende rimettere in discussione l’intero impianto antimafia. La Fondazione Caponnetto teme che possano essere attaccati altri pezzi della normativa quali il 41bis, le interdittive alle imprese mafiose e altri strumenti importanti quali gli scioglimenti dei comuni per mafia. Il tutto senza che al momento si sia registrata una opportuna reazione né da parte governativa né da parte delle opposizioni, che non sono andate oltre a semplici dichiarazioni di contrasto e stupore oppure di sostegno alle sentenze”.

 

 

Articolo precedenteCassia, riapre a senso unico alternato il tratto senese franato per il maltempo
Articolo successivoMonica Calamai è il nuovo direttore della rete ospedaliera dell’area sud est