roberto guerraLi avevamo lasciati durante il periodo di ‘Pitti Immagine 2015’ , edizione estiva, protagonisti di un evento al di fuori del programma della celebre kermesse di moda di Firenze, con una festa che nella zona di Ponte San Niccolò aveva presentato la loro collezione, fatta di scarpe modello snickers, ma anche di calzature che uniscono innovazione e tradizione, senza dimenticare i loro concetti chiave: qualità del prodotto, e comodità per il cliente. Sara Cavallari e Roberto Guerra però non si sono fermati ed il loro brand ha viaggiato senza sosta, con inviti ed appuntamenti in giro per l’Europa e gli Stati Uniti (Leggi). Eppure sarà per il successo dei loro prodotti, sarà perché ne curano i dettagli, dall’idea di come farlo, alla scelta di dove e come venderlo, difficile trovare stanchi i cervelli dal cuore emiliano romagnolo, che però parlano ormai la lingua del mondo, a dispetto di un momento per la produzione italiana non ancora di svolta. Un 2015 con numeri produttivi in crescita e tante idee nuove da presentare. Li abbiamo incontrati alle soglie della prossima stagione autunno-inverno

Partiamo con un chiarimento doveroso: organizzando lo scorso giugno un evento non calendarizzato fra quelli di ‘Pitti Immagine 2015’ qualcuno può aver equivocato nei vostri rapporti con la celebre kermesse di moda fiorentina. Ed invece niente di tutto ciò: si può parlare di una scelta diversa che non chiude assolutamente le porte ad un vostro eventuale nuovo coinvolgimento all’interno della manifestazione che ha in Gaetano Marzotto come proprio presidente?

«Pitti Immagine Uomo ha rappresentato per il nostro marchio un vero trampolino di lancio – che ha creduto fin da subito nella potenzialità della nostra azienda ed ha contribuito per ben due edizioni a far crescere l’immagine e la conoscibilità del brand a livello internazionale. A giugno scorso non abbiamo abbandonato Pitti ma creato un evento privato mirato a rafforzare il nostro marchio – un evento sontuoso in uno dei tre giardini più importanti di Firenze, al quale si poteva accedere solo tramite nostro invito, dove gli ospiti potevano ammirare oltre alla magnificenza del contesto storico in cui si trovavano anche la nostra collezione di scarpe SS16 – esposta in modo scenico su piedistalli tra i sentieri del giardino».

Ma veniamo alle novità che avete presentato anche fuori dall’Italia: Roberto Guerra design ha ideato un nuovo concetto di calzatura, che mixa l’elegante ma tiene conto anche dello sportivo, insomma il vero concetto del Made in Italy. Su cosa si basa questa idea di artigianato italiano e di design curato nei minimi dettagli, che tiene presente le tendenze internazionali scoperte nei vostri viaggi?

«Tutto parte da qui – sottolinea ancora Roberto Guerra, designer del marchio -. Tutto ciò che vedo diventa scarpa… un cielo stellato, una camicia di jeans o un dipinto. L’occhio va oltre ed incontra la matita: così nascono le nostre scarpe. Oggi chi fa la differenza nel mercato è chi sa cogliere i particolari nelle cose che ci circondano, trasformarle e renderle nostre con un tocco di personalizzazione».

Qual è il responso del vostro tour all’estero e soprattutto cosa avete acquisito dall’aria che si respira fuori dall’Italia sul vostro prodotto, che parla al 100% italiano?

«C’è un ritorno ai gusti semplici, alle linee leggere – quasi impercettibili all’interno dell’area fashion d’europa oggi. Colori pastello, disegni puliti che si mixano però con le aggressive tendenze extra europee di USA e AFRICA dove prevalgono le mode dell’esagerazione dello sporty chic: felpe, maxi pantaloni, sneaker e cappellini dai più svariati colori accesi e disegni in movimento – tacchi alti e zeppe per la donna, stringate o sneaker pittoresche per l’uomo».

Cos’è che vi porta a scommettere e a cercare sempre qualcosa di nuovo in un periodo di congiuntura economica per il nostro paese ancora non di svolta positiva?

«Volere è potere. Oggi purtroppo viviamo in una situazione socio culturale dove regna la più completa apprensione verso il futuro.  Tutto sembra più difficile e molte cose impossibili come pure i sogni. Ma noi italiani siamo un popolo passionale di eterni sognatori – e sognare ancora non è vietato. Il sogno SR continua – ed è lottando ogni giorno che si può ancora vedere la luce in fondo al tunnel. Ogni giorno imprenditori come me sono sempre più sfiduciati e terrorizzati per questo periodo di crisi economica che sta devastando il nostro Paese –  a tutti loro voglio dire di non arrendersi e di continuare a lottare: soltanto lottando si può tornare ad essere liberi, solo chi non molla ce la può fare».

high top coachella Scarpe da uomo e da donna, sneacker ma anche bags ed accessori. Quali le novità per questi ultimi due tipi di prodotti dalla vostra prossima collezione?

«Abbiamo cercato di mantenere linee pulite – giocando molto sul modello sneaker per l’uomo con ricami e frange ispirati alla moda Coachella – famoso festival americano: l’ambito loafer ha approfondito il concetto di Tuxedo con modelli da abbinare a smoking o abiti da sera per serate super glamour.  La donna in questa collezione è stata la vera protagonista: una nuova suola – la zeppa in gomma montata su modelli di stringate: un vero connubio di sporty chic. Ed ancora borse da sera unisex ed uno zainetto femminile dai toni frizzanti da abbinare alla linea Coachella».

Un’ultima riflessione ancora sul mondo della moda che vi vede coinvolti in prima persona: se poteste chiedere al governo, ed in particolare al premier Matteo Renzi, una cosa da fare per aiutare chi come voi esporta il Made in Italy fuori dal nostro Paese, per produrre con più serenità e meno apprensione di dover ogni giorno far fronte a costi di manodopera davvero molto alti se paragonati a molti altri del resto d’Europa?

«Prima di tutto tutela assoluta del marchio Made in Italy –  di tutti i prodotti italiani che rappresentano oggi nel mondo un’eccellenza. Non mi riferisco soltanto al settore moda ma anche al settore eno-gastronomico, automobilistico, artigianato e turistico. Altra cosa è la tutela delle piccole e medie imprese – che in Italia oggi rappresentano il tessuto caratterizzante dell’economia nazionale: la manodopera italiana necessita di sostegno e di formazione – cosa che oggi con la crisi economica non può essere possibile; da qui nasce il lento degrado del nostro Paese».

 

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