“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, recita l’articolo 1 della Costituzione. Un tema, il lavoro, di così fondamentale importanza che i padri costituenti decisero di fondarci la neonata Repubblica. Non c’è comunità senza lavoro. Ma i lavori cambiano e in questi tempi liquidi compaiono e scompaiono con un batter di ciglia e finiscono per mettere in crisi oltre che le persone anche le comunità colpite. Quanti lavori (e mestieri) abbiamo visto sparire in pochi anni? Basta pensarci un po’ per rimanere sorpresi. Pertanto è giusto che nella testa di tutti vi sia questo tema e si pensi a mantenere quelli che ci sono ma soprattutto a sostenere quelli di domani. Alla politica il compito di renderli stabili, sicuri, economicamente sostenibili. Ha fatto bene, dunque, “Nero su bianco” ad organizzare un incontro sul tema e leggiamo volentieri l’intervento di Alessandro Piccini che ne è il capogruppo in Consiglio Comunale. Da come sarà organizzato il lavoro discenderà la Siena del futuro, meno dipendente e sempre più imprenditoriale. A meno che qualcuno non pensi ad un improbabile ritorno ad un passato che non tornerà (M.T.).

di Alessandro Piccini

Una politica che guarda ai fatti concreti, che cerca progetti e soluzioni per risolvere i problemi della nostra comunità, rifuggendo da sterili polemiche. E’ stata ispirata a questi principi l’iniziativa “Lavoro: un’impresa per tutti” tenutasi a Siena il 31 maggio scorso per iniziare ad approfondire seriamente un tema sensibile per tutti in Italia, ma che nella nostra città rischiamo di subirne doppiamente le conseguenze, sostanzialmente per due motivi:  il primo, comune a tutto il mondo occidentale, rappresentato da una crisi congiunturale ormai presente da diversi lunghi anni e che sta lasciando conseguenze pesanti anche nel nostro Paese; il secondo, risultato della crisi epocale della Banca Mps, della quale non sto a elencare le cause, ma che segnerà pesantemente il futuro della città di Siena (e non solo).

Questo secondo aspetto è il più preoccupante per noi perché il “Monte dei Paschi”, rappresentato dalla Banca e dalla Fondazione, per Siena ha significato tutto: dall’economia, alla cultura, al sociale. Una città totalmente in simbiosi con ciò che ancora fino ad oggi veniva considerata un’Istituzione come lo è stata fino al 1995. Anche il lavoro era un tema strettamente connesso al Mps, tanto che il tessuto tipico era (e lo è ancora) di natura impiegatizia dipendente direttamente della Banca o di altre realtà legate ad essa.

Parlare, quindi, di imprenditoria nella nostra realtà voleva dire confrontarsi con una minima percentuale di addetti nonostante la presenza di una fonte di credito importante per chi avesse voluto fare impresa. Il venire a mancare del principale bacino occupazionale della città (ma anche di molti Comuni della provincia in particolare quelli limitrofi), rende irrinunciabile, già per il futuro prossimo, un cambio di rotta che possa consentire la creazione di un nuovo sistema di assorbimento della domanda di occupazione attraverso il rilancio di nuovi modelli di sviluppo che non potranno che essere fondati sulla capacità di fare impresa.

Il titolo dell’incontro, che giocava un po’ sulle parole, vuole però rappresentare le difficoltà che comunque si devono affrontare quando si parla di creare lavoro e di quanto sia ampio il tema. Con il dibattito, promosso dal Coordinatore del Movimento Nero su Bianco, è stato scelto di affrontare alcuni aspetti del tema lavoro e di come crearlo portando esempi concreti di chi si è messo in gioco e ce l’ha fatta a creare nuovo sviluppo.

Preceduti da un’esposizione di dati economici da parte del presidente della Camera di Commercio di Siena, si è cercato, soprattutto, di rappresentare le modalità per intercettare risorse e per superare gli aspetti burocratici causa di numerose difficoltà che accompagnano i nuovi (ma anche vecchi) imprenditori. Non ci sono, in questo caso, da inventare cose particolari, ma si tratta di imparare a utilizzare strumenti e modalità già esistenti. Ad esempio partecipare ad organismi consortili a maggioranza pubblica nati come strumento di programmazione negoziata ai sensi della legge 662/1996, finalizzati a regolare interventi che coinvolgono una molteplicità di soggetti pubblici e privati che comportano attività decisionali complesse e la gestione unitaria di risorse pubbliche  provenienti dai vari livelli istituzionali compresi i finanziamenti europei.

In provincia di Siena questa esperienza è stata presentata dal presidente del Patto territoriale V.A.T.O., consorzio che raggruppa  soggetti di un’area a cavallo fra 2 regioni (Toscana e Umbria) e 3 province (Siena, Arezzo, Perugia). Un progetto che nasce all’interno di questo organismo dove le volontà dei soggetti presenti aiutano a superare i problemi complessi di burocrazia e a concentrare le risorse necessarie, avrà sicuramente un’alta percentuale di riuscita. Si tratta in poche parole di imparare a gestire la complessità, caratteristica principale del nostro Paese, e di creare le condizioni per superare quelle difficoltà che gli imprenditori testimonial dell’evento rappresentanti delle società Vismederi e Liquidweb di Siena e Drome di Fucecchio ed i rappresentanti delle associazioni di categoria presenti all’iniziativa, tra le quali Confesercenti e Confindustria, hanno posto in rilievo con i loro interventi. E’ questo il ruolo che dovrà assumere, prima possibile, chi ambirà a guidare Siena nei prossimi anni, dimostrando che anche in una città diventata improvvisamente piccola, lontana dalle principali vie di comunicazione, si può fare e sviluppare impresa di qualità. Dobbiamo però cambiare la nostra cultura. Dobbiamo riconvertire la nostra economia perché sappiamo che tutti quei  lavoratori occupati per attività legate al terziario finanziario e del credito, una volta cessata la propria attività lavorativa non saranno sostituiti e che i giovani che si affacceranno al mondo del lavoro saranno costretti a guardare in tutte le direzioni, ma altrove rispetto a ciò che era il Mps per le generazioni trascorse. Ciò passa anche dalla consapevolezza che non possiamo fare da soli. Dovremo imparare a collaborare con il territorio della nostra provincia, ma anche con altre realtà. Fare massa critica per attirare interessi verso di noi. Ma per fare questo verso l’esterno dobbiamo imparare prima a farlo al nostro interno. I nostri enti, organismi, Università, Comune, CCIAA, Provincia, AOUS, Fondazione, Fises dovranno imparare a collaborare. Un’idea supportata da questi soggetti istituzionali non può che avere successo. E più grande sarà il successo se le idee saranno numerose e troveranno una nuova disponibilità.

Noi pensiamo che questa cosa si possa fare, lo abbiamo scritto in un documento approvato in Consiglio Comunale a Siena da tutta la maggioranza e buona parte dell’opposizione che individua per la Fondazione Mps un ruolo di regia in questo senso attribuendo ad essa un compito nuovo rispetto al passato che possa sopperire in buona parte a quello che è stato e dare una  svolta al futuro della nostra città iniziando una storia tutta nuova.

Articolo precedentePalio di Siena in aula. Associazioni animaliste ammesse a procedimento contro i fantini
Articolo successivoLa Notte Nera. San Miniato in festa tra luci, danza e show cooking