GROSSETO – Resistenza è un vocabolo che Nello Bracalari conosce molto bene. L’ha sperimentata sul campo. Staffetta partigiana in quel 1943, quando l’Italia fu messa a ferro e fuoco dai nazisti.

Oggi, a 94 anni, si rivede nel popolo ucraino, che sta tenendo testa all’invasore russo. Difficile però che possa reggere a lungo contro la superiorità del nemico, così come accadeva ai suoi tempi nella campagna maremmana. E l’ex presidente dell’Anpi di Grosseto, intervistato da Il Tirreno, è per riproporre la stessa strategia. Ovvero, inviare le armi all’Ucraina, come gli Alleati fecero con la Resistenza italiana: “Non ci saremmo potuti difendere e oggi in Italia si parlerebbe tedesco”.

Posizione che non combacia con quella dell’Anpi nazionale, ma per “Nellone”, come era soprannominato per via dell’altezza, la situazione è tale che non si può rimandare. “Certo – ha raccontato Bracalari -, l’Italia ripudia la guerra, come scritto nella Costituzione, ma l’art.11 specifica pure che l’Italia ‘consente, in condizioni di parità con gli altri Stadi, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni’. Sono entrati in caso loro, del popolo ucraino. Bisogna assisterlo”.

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