Il campo che un tempo era seminato a grano e che, in questa stagione, cominciava a mostrare le prime pianticelle verdi, ora è pieno solo di erbacce e qualche timido papavero. È lì abbandonato a se stesso. “E perché avrei dovuto seminarlo anche quest’anno? – dice Enio Giuggioli, proprietario di quel fondo nella piana di Rosia, a Sovicille -. Ogni anno la rimessa è sicura. Con quello che ci prendo a vendere il grano, rispetto alle spese e al lavoro, ho preferito non farne di niente. Un anno o due posso anche permettermi di buttare via parte della mia pensione. Ma ora basta. Anche se mi dispiace tanto”. Sempre di più nelle campagne si trovano campi invasi da papaveri e risposte simili da parte degli agricoltori.

Dimezzata la superficie coltivata – Recentemente la Cia Toscana ha lanciato l’allarme: il prezzo del grano è di appena 13 euro al quintale, mentre la soglia minima di sopravvivenza è fissata a 30 euro. I tecnici hanno calcolato, infatti, che per ogni ettaro coltivato a grano gli agricoltori ci rimettono circa 300 euro. Una differenza che è andata aumentando negli ultimi anni e che ha avuto come prima conseguenza il dimezzamento delle superfici coltivate (-45% gli ettari coltivati dal 2004 al 2009). Siena e la Toscana stanno così perdendo una delle loro coltivazioni più tradizionali e all’orizzonte non sembrano esserci facili soluzioni per invertire la rotta. Gli agricoltori sperano nel nuovo governo regionale e si presenteranno presto al neo assessore Salvadori con una serie di proposte che vanno da norme più efficaci in tema di tracciabilità, al rafforzamento della filiera al sostegno alle attività di trasformazione. Intanto il Consorzio Agrario di Siena lancia la pasta dei coltivatori toscani, con grano, mulini e pastifici tutti toscani.


Agricoltura in rivoluzione – Ma non tutti ci stanno e da qualche settimana Asciano è diventato il centro di una protesta degli agricoltori del centro Italia che non si sentono rappresentati. Lo scorso aprile si ritrovarono nel capoluogo delle crete senesi, un tempo granaio della Repubblica senese, oltre 200 agricoltori provenienti anche da fuori regione. Ne è nato un comitato spontaneo che si è subito dotato di un sito internet ed un profilo su facebook. “Non siamo e non diventeremo un’associazione di categoria ne’ un sindacato”, assicurano. Ma intanto si legge nei post “siamo tutti molto preoccupati per il futuro, la politica tace e si mostra sorda alle nostre grida di rivendicazione”. Qualcuno prima o poi dovrà pur trovare una soluzione per evitare che nei campi aumentino i papaveri a scapito delle spighe di grano.

serie: Viaggio nell’economia senese al tempo della crisi/1

Michele Taddei

pubblicato su L’Unità Toscana – 11 maggio 2010

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