penna-e-calamaioLa letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.

Ferie agostane. Un tempo, vero e proprio rito. Oggi meno. Ma pur sempre un periodo di riposo, magari di ozio…, che non è affatto vero che sia il padre dei vizi. L’ozio è spazio di libertà, è il primato della contemplazione, una difesa dall’aggressività del mondo. In tale ottica merita comprensione anche Oblomov, il personaggio dell’omonimo romanzo (1859) di Ivan Aleksandrovič Gončarov. Forse non giustificazione, ma indulgenza sì: per la sua proverbiale pigrizia, ma, soprattutto, per ciò che quella arrendevolezza andava a simboleggiare.

Una mattina Il’ja Il’iè Oblomov se ne stava a letto nell’appartamento che occupava in uno di quei casermoni di via Gorochovaja i cui inquilini sarebbero bastati a popolare un intero capoluogo di distretto.

Il’ja Il’iè era un uomo di circa trentadue-trentatré anni, di statura media, gradevole d’aspetto, con occhi grigio scuro; ma i tratti del volto rivelavano un’assoluta incapacità di determinazione e di concentrazione. Il pensiero volubile trascorreva senza guida sul suo viso, gli svolazzava negli occhi, si arenava fra le labbra semiaperte, si nascondeva fra i solchi della fronte, poi si dileguava di botto, e allora il volto restava rischiarato solo del vago lucore dell’indolenza. Dalla faccia, l’indolenza si propagava a tutto l’atteggiamento del corpo, addirittura alle pieghe della vestaglia. Di quando in quando, un’espressione che si sarebbe detta di stanchezza o di noia gli offuscava lo sguardo; ma la stanchezza o la noia non potevano scacciare nemmeno per un momento la mitezza, che era la caratteristica essenziale e dominante non solo del volto, ma di tutta l’anima; e l’anima risplendeva aperta e chiara negli occhi, nel sorriso, in ogni movimento della testa o della mano.

[Ivan Aleksandrovič Gončarov da Oblomov ]

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