sede-mps-sienaUna doppia partita, due binari paralleli che legano l’esito del referendum in Italia a quello che sarà il destino della banca più antica del paese, il Monte dei Paschi. Anche Mps riconosce che l’esito della ricapitalizzazione è legato a quello del referendum costituzionale del 4 dicembre. «I riscontri ottenuti dalle banche del consorzio» di collocamento evidenziano la «sostanziale indisponibilità manifestata dagli investitori istituzionali ad assumere importanti decisioni di investimento relative a società italiane prima di conoscere l’esito del referendum costituzionale», si legge nella relazione all’assemblea sull’aumento di capitale da 5 miliardi di euro, annunciato nei mesi scorsi. Un’operazione che lo stesso premier Matteo Renzi si augurava potesse avvenire entro la fine dell’anno ma, finché non si saprà l’esito della consultazione referendaria, difficilmente – spiega Mps – gli investitori potranno aderire..

La relazione del cda di Mps Nella relazione il cda motiva le ragioni per cui ritiene che «il riconoscimento del diritto di opzione» ai soci «non sia compatibile con le concrete condizioni» in cui si svolge l’aumento, in un «contesto di mercato e politico caratterizzato da forte volatilità e incertezza, che suggerisce al contrario di poter disporre di strumenti il più possibile rapidi e flessibili» per raccogliere capitale e mettere in sicurezza la banca. Tra queste ragioni figurano anche «due principali profili di attenzione» frutto dei «riscontri preliminari» del consorzio di collocamento con gli «investitori istituzionali». Il primo riguarda «le dimensioni» dell’aumento: «si è rilevato che la situazione dei mercati potrebbe rendere di difficile esecuzione la raccolta di un ammontare pari a quello ipotizzato attraverso semplici offerte di sottoscrizione». La necessità di ridurre l’ammontare dell’aumento ‘sul mercato’ mixandolo con la conversione dei bond subordinati in azioni e con la ricerca di anchor investor disponibili a sottoscrivere quote «anche significative» dell’aumento attraverso «private placement» (collocamenti privati) rende impossibile riconoscere il diritto di opzione, in quanto queste due fattispecie risultano «incompatibili» con un aumento in opzione. Il secondo profilo si riferisce «alla sostanziale indisponibilità» degli investitori ad impegnarsi prima di conoscere l’esito della consultazione del 4 dicembre. «Preso atto di tale circostanza» il cda «ha verificato la possibilità di avviare l’aumento di capitale subito dopo tale data, mantenendo al contempo l’obiettivo della società di completare l’operazione entro il corrente anno o comunque nei minori tempi tecnici consentiti». Le verifiche condotte hanno dimostrato «la sostanziale impossibilità» di chiudere l’aumento entro l’anno nel caso in cui l’aumento fosse stato offerto in opzione ai soci.

Conversione non solo per bond subordinati, anche senior La conversione volontaria di bond in azioni Mps potrebbe riguardare non solo i bond subordinati Tier 1 e Tier 2, i primi a ‘saltare’ in caso di risoluzione, ma anche le meno rischiose obbligazioni senior emesse dall’istituto senese. La relazione all’assemblea sull’aumento sottolinea anche come «l’operazione di conversione passerebbe infatti attraverso l’eventuale acquisto da parte della Banca di strumenti finanziari (subordinati Tier 1/Tier 2 e senior) emessi o garantiti (direttamente o indirettamente) dalla Banca medesima».

Richiamo revisori su continuità, aumento, ispezione Bce Ernst & Young ha certificato il resoconto intermedio al 30 settembre di Mps ma ha ritenuto opportuno effettuare un «richiamo di informativa» nella sua relazione ai conti. Il revisore della banca «richiama l’attenzione» sulle informazioni offerte dagli amministratori nei paragrafi dedicati alla «continuità aziendale» e al piano per la cessione delle sofferenze e per la ricapitalizzazione (incluse la valutazione sullo stato di attuazione e sulle incertezze del piano) nonché sui «possibili esiti dell’ispezione in corso da parte della Bce». L’ispezione, iniziata nel maggio scorso e la cui conclusione è attesa «per la fine del 2016», spiega Mps, ha ad oggetto i rischi di credito, di controparte e il sistema dei controlli. In particolare, «l’obiettivo di tale attività ispettiva è di condurre una verifica sul processo di credit risk management e sul sistema dei controlli di vario livello».

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