FIRENZE – A rischio ci sarebbero 300 aziende. Quelle che riforniscono le strutture sanitarie di dispositivi medici. Secondo un decreto del ministero della Salute, lo sforamento di spesa regionale tra il 2015 e il 2018, è a carico delle imprese.

Si tratta del payback, il meccanismo per i rimborsi, che per il presidente regionale Eugenio Giani, per la parte privata comporta “cifre dovute da accordi firmati dalle associazioni di rappresentanza di categoria delle imprese che dovevano darci delle risorse fin dal 2015”. A stretto giro sono arrivate le smentite sull’esistenza di accordi. “Noi rimaniamo fermi nella nostra posizione: chiediamo l’abolizione di questa norma che è assolutamente vessatoria e un non senso giuridico”, ha aggiunto Massimo Rambaldi, presidente dell’Associazione fornitori in sanità Toscana. La Regione ha chiesto indietro circa 450 milioni, tra farmaci e dispositivi.

“La norma attuativa d’agosto obbliga le Regioni a chiedere i rimborsi degli sforamenti sulla spesa, se non lo facessimo saremmo passibili di danno erariale”, ha replicato l’assessore Simone Bezzini, spedendo poi la palla nel campo del Governo, al quale spetterà secondo l’ex consigliere regionale trovare una soluzione. Una prima data per il pagamento è il 15 gennaio, ma di mezzo ci sono i ricorsi presentati dalle aziende che potrebbero far slittare la questione. Che ha un peso rilevante anche sui conti della sanità toscana. Parte del buco in bilancio, che si aggira sui 500 milioni, sarebbe compensato da questa entrata.

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