Trent’anni fa, l’11 aprile 1987, moriva Primo Levi e oggi, nell’anniversario della scomparsa del grande testimone della Shoah, la vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni lo ricorda ripercorrendo l’esperienza dell’ultimo Treno della Memoria che quest’anno la stessa Regione ha scelto di dedicargli. Lo si legge in un comunicato stampa diffuso dalla Regione Toscana.

«Spese la propria vita nell’impegno quotidiano della testimonianza» «L’aver attraversato Auschwitz significa fare proprio l’invito di Primo Levi a prendere posizione, ad uscire dal pericolo della ‘zona grigia’, per essere pronti a riconoscere che ogni tempo ha il suo fascismo – ha detto Barni – Ricordando oggi Levi, la Regione torna a sottolineare l’importanza del messaggio che lo scrittore ha lasciato a tutti noi che viviamo sicuri nelle nostre tiepide case. In questo momento storico, risuonano più attuali che mai le parole di quest’intellettuale che ha costantemente avvertito il pericolo dell’indifferenza di fronte al male ed alla sofferenza e che per questo scelse di spendere la propria vita nell’impegno quotidiano della testimonianza». Barni richiama la presenza sul Treno della Memoria di Ugo Caffaz, «da sempre anima e cuore dell’iniziativa. Fu lui che, dopo aver visitato già come consigliere provinciale i campi di Mauthausen e Dachau, propose di costruire un percorso di formazione che terminasse con il viaggio degli studenti toscani ad Auschwitz, perché la conoscenza agisse come un ‘vaccino’ contro il razzismo e la xenofobia nel tempo presente». Oggi, prosegue la nota «sono quasi 8.000 gli studenti toscani che hanno preso parte a questo viaggio fisico, ma anche interiore, insieme a testimoni diretti, docenti, formatori ed associazioni: é una comunità che cresce ogni anno e che si riconosce intorno al valore dell’essere testimoni nel presente, a partire dalla conoscenza della storia e dall’aver visto con i propri occhi gli effetti della disumanizzazione e dell’odio. É soprattutto un passaggio generazionale capace di rinnovare e arricchire il senso profondo del ‘fare Memoria’ sfrondandolo di ogni sterile e vuota retorica».

Il Memoriale italiano «strumento di narrazione e riflessione» Nel 1982, si ricorda ancora, «Caffaz e Levi tornarono insieme a visitare Auschwitz; era la seconda volta che lo scrittore torinese giungeva in quel lager da uomo libero, dopo la devastante esperienza della prigionia; vi tornava anche per vedere il Memoriale italiano che era stato da poco installato nel blocco 21 ad opera dell’Aned ed alla cui realizzazione Levi aveva attivamente collaborato; é lo stesso memoriale che la Regione Toscana ha recentemente salvato dall’oblio trasportandolo all’Ex3 di Gavinana, perché continui ad essere strumento di narrazione e riflessione sui temi legati alla deportazione che hanno fortemente segnato la nostra regione».

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